venerdì 30 dicembre 2022

“Della realtà. Fini della filosofia”: un addio alla realtà?

di Luca Greco (fattiefabulae@gmail.com)

“Della realtà. Fini della filosofia” è un saggio che delinea il percorso di conoscenza del filosofo torinese Gianni Vattimo. Attraverso la riflessione sul pensiero di Heidegger vengono documentate le trasformazioni della società contemporanea. È una critica al “nuovo realismo”.

Luca Greco – Questo libro (edito da Garzanti), come scrive Vattimo sin dalle prime pagine introduttive, rappresenta il luogo di una riflessione cominciata all’inizio degli anni Ottanta con le prime enunciazioni del “pensiero debole”. Si tratta di un lavoro di riflessione intorno al tema della dissoluzione dell’oggettività o della realtà stessa tutt’altro che sistematico: i risultati raggiunti sono “solo delle tappe e non delle vere summae”.

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mercoledì 30 novembre 2022

Guerra mediatica e guerra globale nell'epoca della postverità

di Fulvio Sguerso (fulviosguerso@libero.it)

(Si pubblica di seguito l'intervento tenuto da Fulvio Sguerso al convegno "Testimonianza e testimoni", tenutosi on line nel giugno 2022.) 

Se anche in tempo di (relativa) pace le tecniche della manipolazione psicologica e della propaganda vengono continuamente e impunemente adoperate nell’agone politico, e non solo – basti pensare all’impiego delle tecniche di persuasione in campo giudiziario, commerciale e aziendale e all’importanza che aveva l’arte retorica, cioè del persuadere indipendentemente dal giusto o dall’ingiusto, per i  sofisti nella Grecia del V secolo – si può ben comprendere la verità dello slogan (mi si passi il bisticcio): “La prima vittima di ogni guerra è la verità”. Questo slogan, coniato da Eschilo e riproposto dal senatore statunitense Hiram Johnson nel 1917, dà comunque per certo che una verità esista e che la verità prevalga in tempo di pace. Ma è proprio questo il problema: esiste una sola verità o ne esistono molte, anzi: una, nessuna e centomila come nel romanzo di Pirandello? Il quale sembra ispirarsi al sofista Protagora, secondo cui tutto dipende dal parere di ciascuno: “Come sembra a me, tale  è per me e come sembra a te, tale è per te” (cfr. Così è, se vi pare). Per l’autore dei Lògoi kataballontes  “di tutte le cose è misura l’uomo, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono”; siamo qui in presenza di un relativismo e soggettivismo assoluti: la realtà in sé è inconoscibile, ma ognuno, nella varietà e molteplicità dei suoi stati sensoriali e mentali, determina l’essenza delle cose. Ne deriva che nessuno può affermare il falso, dal momento che quello che sembra a ciascuno nel  qui e nell’ora è certo; ne consegue anche che qualsiasi argomento può essere considerato da due punti di vista contrapposti ma entrambi veri: “La materia è fluttuante, e fluendo essa ininterrottamente si verificano aggiunte al posto delle perdite e le sensazioni mutano e variano secondo l’età e secondo le costituzioni del corpo di ciascuno”. Sembra di leggere Nietzsche; per il quale, come è noto, non ci sono fatti ma solo interpretazioni, che è l’assioma su cui si basa il cosiddetto “pensiero debole” postmoderno di Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti. 

lunedì 31 ottobre 2022

Filosofia salvavita

di Fulvio Sguerso (fulviosguerso@libero.it)

E’ il titolo del libro postumo del filosofo Giorgio Girard, edito a cura dei figli Cristina e Claudio che, come spiegano in una nota in esergo: “Abbiamo voluto rispettare il desiderio di nostro padre, espresso durante la sua malattia, di pubblicare questo ultimo suo lavoro. Giorgio Girard ha lavorato a questo libro fino  alla fine dei suoi giorni con impegno e ricerca costante. Nel pubblicarlo vogliamo onorare la sua memoria di intellettuale e studioso, nella speranza che il suo pensiero possa rimanere vivo in chi lo ha seguito e nei suoi lettori”. Il sottotitolo che, come il titolo, ha come sfondo un acquerello di Cristina Girard che raffigura una specie di iceberg che si erge sulla linea dell’orizzonte di una terra desolata dove si scorge l’ombra minuscola di uomo in cammino non si sa verso quale meta, ci dice su quali grandi temi vertono le ultime riflessioni di Giorgio Girard: Eterno tempo e diari dell’anima. Come specifica egli stesso nella Prefazione: “Il titolo di questo libro richiede fin da subito di uscire da una considerazione normale delle cose di questo mondo che tutti abitiamo, per ‘aggredire’ il tempo e l’eterno nel quadro di quanto possiamo chiamare metafisica”. Come dire che questo è un libro per chi ha una formazione filosofica, non, ad esempio, per chi crede che la realtà corrisponda a quello che percepiamo con i nostri sensi, cioè per chi non esce dal senso comune e non si interroga sulla validità dei propri pensieri e delle proprie credenze “non interrogate”, insomma per chi è fermo allo stadio del cosiddetto “realismo ingenuo”. Precisa ancora Girard: “Il termine ‘metafisica’ ha a che fare con l’ordine e la distinzione che ogni ordine comporta, e dunque un Due (giusto/sbagliato ecc.) che assesta i giudizi e le regole. Tuttavia, per capire bene il titolo occorre spiegarci la metafisica secondo la versione che le è più propria, cioè quella di un andar oltre, di un entrare nella considerazione di quanto è al di là della ‘fusis’, cioè di tutto il ‘naturale’ che ci si offre alla vista, o appunto di tutto quanto è per noi vita e mondo offertoci nella sua più piena e scontata visibilità”.


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mercoledì 28 settembre 2022

Anagramma di guerra

di Fulvio Baldoino (baldoinofulvio@gmail.com)

"Guerra è sempre", – rispose memorabilmente Mordo Nahum". 
Una sentenza che è la smentita di un'illusione. Mordo Nahum, il greco de La tregua, il romanzo-memoria di Primo Levi che ha il ruolo di io narrante nel viaggio che lo riporta a casa da Auschwitz, la cala come una sciabolata dall'alto della sua cinica e sincera filosofia della sopravvivenza, di constatare le cose e gli eventi ed adattarsi al mondo guardandolo per quello che è, che è sempre stato.
Si finge di non saperlo, per potersi dare una giustificazione, perché diversamente si dovrebbe accettare la scomparsa dell'uomo e della storia. Cosa che, a quanto pare, sembra un prezzo troppo alto da pagare alla verità. 

mercoledì 24 agosto 2022

Note in margine a "Si dissolva l'opaco" di Roberto Masi, Ensemble, 2022

di Fulvio Sguerso (fulviosguerso@libero.it)

Una chiave interpretativa di questa prima silloge di testi poetici in versi e in prosa di Roberto Masi – appartenente, annota Daniela Matronola nel suo puntuale commento, a quel genere di composizione poetica tardoantica definito “prosimetro”, come ad esempio il De consolatione Philosophiae di Severino Boezio, presa a modello da Dante per la sua Vita nova e per il suo Convivio; nei tempi moderni la ritroviamo, in parte, nell’opera di Arthur Rimbaud Une saison en enfer e, nel Novecento, nei Canti orfici di Dino Campana  la fornisce l’autore stesso, a me pare, all’inizio del suo saggio breve Cosmo – Agonia dell’Essere. Trascendenza come relazione tra Enti, in cui delinea la sua visione onto-cosmologica ed esistenziale del Limite spaziotemporale di un universo che, o è sempre stato e sempre sarà; oppure, come una volta è nato uscendo dal nulla, un’altra volta può (deve?) tornare al nulla,esattamente come la vita di ciascuno di noi, ed è questo il motivo dell’angoscia che ci coglie quando pensiamo alla morte; visione delineata, ovviamente, entro il Limite connaturato al nostro umano linguaggio. Ma ascoltiamo l’autore: “Mi trovo al tavolino di un bar di Firenze con un amico scrittore, l’entomologo Tommaso Lisa, e mentre osserviamo scendere dal cielo una fine pioggerella primaverile, per ragioni che ci sovrastano veniamo raggiunti da un prolasso di malinconia: dubbi, stanchezza, timori. Nell’ultimo periodo ho meditato spesso sulla mole d’informazioni che mettono a dura prova la nostra r-esistenza; dovremmo ritrovare la comunione con la natura che ci circonda: i suoni della terra, gli odori,  i movimenti della vita fatti ostaggio dai marchingegni dell’ Homo Faber. Tuttavia, Tommaso mi ha fatto riflettere sulla necessità che tutto debba fluire attraverso di noi, e non soltanto il gorgogliare di limpide acque, o il volo incerto d’un coleottero scampato alla rete del naturalista, ma anche il rumore del traffico cittadino, il suono di una sirena, il tintinnare del cucchiaino nella tazzina davanti a me, sul cui fondale residua un grumo di zucchero rappreso. Liquida armonia tra le cose dunque, allacciate da una fitta rete indimostrabile, per ritrovarci come uomini tra gli oggetti, come natura e stratagemma che non si sovrastano l’un l’altro ma si rintracciano per riconoscersi parte di un disordine armonioso. L’uomo è forse un ossimoro quando non si cataloga?”. 

giovedì 28 luglio 2022

Uno strano concetto di razionalità

di Fulvio Sguerso (fulviosguerso@libero.it)

Siamo sicuri che la definizione aristotelica dell’uomo come animale, oltre che politico anche e soprattutto, per la qualità che lo distingue dalle bestie, “razionale” (zòon lògon èchon) cioè dotato di “logos” inteso sia come parola sia come ragione, possa rispecchiare l’effettiva realtà della condizione umana, oggi? Che cosa prevale nell’anima dell’umanità odierna? La ragione o l’istinto? La razionalità o il desiderio? La paura o la speranza? La volontà di potenza o la pietà per chi soffre, quindi anche per sé stessa? La fede o l’incredulità? La fiducia o lo scetticismo? La scienza o la superstizione (per non parlare del pensiero magico-infantile)? Queste domande sempre attuali se le era già poste il filosofo ebreo-olandese Baruch Spinoza nel secolo della rivoluzione scientifica ma anche delle guerre di religione. 

domenica 12 giugno 2022

Fino al sublime

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Il 19 giugno alle ore 11.30 nell'ambito del convegno online
"Testimonianza e testimoni. Memoria, presenza e testimonianza tra passato e presente" 
Federico Sollazzo terrà un intervento (ca. 20 min.) dal titolo 
Fino al sublime. Testimoni di ciò che si testimonia da sé

Per seguire la diretta in streaming, utilizzare i seguenti link




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martedì 24 maggio 2022

Alcune note su una poesia di Pascoli: "Lavandare"

di Fulvio Baldoino (baldoinofulvio@gmail.com)

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi, che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l'aratro in mezzo alla maggese.

Se si cerca di sviluppare un discorso in cui i simboli indichino chiaramente in corrispondenza biunivoca di cosa sono simboli, si è imboccata la strada sbagliata. 
Con Pascoli è così. Ti affida il compito di adattarlo. 
Pierre-Auguste Renoir, "Le lavandaie", 1888 ca.
Intanto, se non ci riesci, sa che i suoi versi lineari, semplici, evocativi, le maestre continueranno ad assegnarli da mandare a memoria agli scolari per la loro concreta, immediata semplicità. 
Capire a fondo questo madrigale esige realizzare che le corrispondenze sono transitive e polivalenti. 
Cioè se A è uguale a B, e B è uguale a C, anche A è uguale a C... ma qualche volta no. 
Cosa quest'ultima che per un verso conferma e per l'altro nega la interpretazione logica del simbolo, e lo inserisce in un travaso onirico. 
La poesia, un po' come tutte le altre della raccolta Myricae, si presenta nei termini di un quadretto agreste, un videoclip  apparentemente solo descrittivo che con il sapiente richiamo visivo della prima strofa e uditivo della seconda, sa creare nella terza la tonalità emotiva di un haiku pervaso di malinconia.
Tra una parte del campo, nera perché ne sono già state rivoltate le zolle, e una parte grigia, non ancora lavorata, sta un aratro, fermo dacché i buoi non ci sono più.
Il caldo della terra rovesciata dal versoio, a contatto dell'aria fredda crea una leggera nebbia che ci rivela il quadro temporale in cui viene inserito questo retablo: l'autunno.
Perché i buoi non hanno concluso l'aratura? È loro la colpa o del contadino che ha smesso di pungolarli e li ha liberati dal giogo?

giovedì 28 aprile 2022

Mia ad ogni costo

di Fulvio Baldoino (baldoinofulvio@gmail.com)

 

"Qualsiasi cosa accada intorno, i bambini non smettono di nascere. In tempo di pace e di guerra, con venti avversi o favorevoli, sulle alture, in collina, al mare, su navi e barconi, in cima ai grattacieli o giù negli scantinati, come quello di Kiev dove è appena venuta al mondo una neonata." 

L'incipit dell'articolo di alcuni giorni fa su un quotidiano è una constatazione, ma ha il sapore di un assenso e di una rivincita.

Il tono della giornalista pare essere simile a quello secondo il quale in occasione di eventi come terremoti, guerre, tsunami, uragani, carestie...dopo aver raccontato la catastrofe, i morti, lo stupro, il sopruso, la tortura, ci si accorda col mantra per cui "la vita deve continuare". Chissà perché.

sabato 19 marzo 2022

"Le vie dei canti", "Che cos'è la bellezza"

di Federico Sollazzo (p.sollazo@inwind.it)

Si pubblica di seguito l'episodio n. 3, "Che cos'è la bellezza", del progetto "Le vie dei canti" di Pasquale Vetere.

di Pasquale Vetere (veterepas@gmail.com)

lunedì 28 febbraio 2022

A Possible Legacy of Albert Camus. A Critical Reading

by Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

It seems that to write a poem about spring today would be to serve capitalism. I am not a poet, but I should delight in such a work without mental reservation, if it were beautiful. One serves mankind all together or not at all. And if man needs bread and justice, and if we must do the necessary to satisfy that need, he also needs pure beauty, which is the bread of his hearth. The rest is not serious.
 A. C.

Abstract: The critical reception of Camus in Italy, mainly underlines the Mediterranean mark of the Camusian thought. In last years several works on Albert Camus have appeared in Italy, and all of them exhibit a crucial feature: the “Thought at the Meridian”. It is a sign that crosses the entire Work of the Author, since the first works of success, as Le Myhte de Sisyphe and, of course, L’Homme révolté, in which the last chapter is entirely dedicated to this theme. One century after the birth of Camus, I would like to offer a review of these Italian critical interpretations of the French thinker, and to show some very rich points in common with other important authors contemporary to him. 

Keywords: Albert Camus, Mare Nostrum, Tempus Nostrum, Midì, Abend-land.

1.
In the Italian common opinion Albert Camus is usually considered a literary man, in a generic meaning. This is for the unsystematic of his thought and for the lack of using of a particular conventional style of expression. Contrary to this opinion, what I would like to argue here is that Camus is to be considered a proper thinker, one of the most interesting of the last century. In his overall thought it is indeed present a kind of philosophical analysis of the human condition that, for its great actuality, can furnish a relevant contribution for interpreting our present and imagining a possible future. For this, in his thought are possible to find, inter alia, fruitful common points (which I will show) with other important intellectuals of the twentieth century, such as, among the others, Hannah Arendt, Pier Paolo Pasolini, Herbert Marcuse.


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lunedì 31 gennaio 2022

È stata la mano di Dio

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Nel seguente video di presentazione del suo film È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino fa alcune considerazioni sul processo creativo artistico, le cui implicazioni conducono oltre quanto viene detto in questo video stesso.


Vorrei ora soffermarmi brevemente su tre questioni che trovo di particolare interesse.