lunedì 29 luglio 2013

Un confronto tra Dostoevskij e Nietzsche a partire da Raskolnikov

di Alessandro Palladino (alessandropalladino@alice.it)

Poiché si tenterà di mostrare come un tema fondamentale del pensiero di Nietzsche sia già anticipato in Dostoevskij, vale la pena ricordare che il romanziere russo non conobbe mai l’opera del filosofo tedesco.
Anzi, fu Nietzsche che conobbe l’opera di Dostoevskij.
Uno stralcio dalle lettere del filosofo ci informa sulla reazione che ne ebbe [1887]:
“Fino ad alcune settimane fa non conoscevo neppure il nome di Dostoevskij, da quell’ignorante che sono, che non legge nessuna rivista! Facendo per caso un salto in libreria mi è capitata sotto gli occhi una sua opera appena tradotta in francese, L’esprit souterrain... l’istinto delle affinità (o come dovrei chiamarlo?) si è fatto subito sentire, la mia gioia è stata straordinaria: devo andare indietro fino alla mia conoscenza con Il rosso e il nero di Stendhal per rammentarmi una simile gioia”[1].
Per avere un ulteriore riferimento, va ricordato che Delitto e castigo viene pubblicato nel 1866, quando Nietzsche ha soltanto 22 anni.
Il confronto che qui si vuole avanzare verterà sul movente dell’omicidio di Raskolnikov e sulla catastrofe che ne seguirà. Seguendo questo filo, si sceglieranno i brani più significativi e ritenuti adatti a questo scopo.
Il primo forte indizio sul perché Raskolnikov compia l’omicidio è fornito in occasione di un dialogo che coinvolge due uomini (uno studente ed un ufficiale) in una taverna, seduti vicino il nostro eroe. I due si chiedono se sia giusto uccidere la vecchia usuraia (la stessa persona che sarà vittima di Raskolnikov), il tutto poco dopo la perlustrazione che il giovane protagonista ha fatto in casa della vecchia con la scusa di portarle un pegno in cambio di soldi.

giovedì 25 luglio 2013

"Il primo uomo", Gianni Amelio su Albert Camus, due righe sul film

di Maurizio Montanari (mauriziomontanari@libero.it)

"Poteva finalmente tornare a quell'infanzia da cui non era mai guarito, a quel segreto di luce, di povertà calorosa, che lo aveva aiutato a vivere e a vincere ogni cosa" (A. Camus, Il primo uomo)

L'ultimo film di Gianni Amelio Il primo uomo, tenta di trasportare le atmosfere tiepide ed edipiche della ricerca che Camus fa a ritroso nel tempo e nella terra, cercando il padre.
Non ci vuole molto tempo a localizzare il luogo nel quale riposano i resti mortali: un cimitero militare assolato e spoglio. La ricostruzione simbolica del padre che fu, dei suoi luoghi e delle sue parole, delle abitudini e delle usanze.
Camus che cerca il padre, ritrova il maestro.

giovedì 11 luglio 2013

F. Sollazzo, "Totalitarismo, democrazia, etica pubblica": A Review and a Reply

by Giorgio Baruchello (giorgio@unak.is)


The book comprises three parts, entitled respectively “Moral philosophy”, “Political philosophy” and “Ethics”. An appendix concludes the volume, containing an essay on the issue of techno-science in Martin Heidegger's thought.
In the first part, Sollazzo tracks recent evolutions in the theoretical and historical understanding of social and political control of human collectivities, such as: (1) “totalitarianism” (17) in the work of Vaclav Havel and his mentor Jan Patocka; (2) “system” (20) in that by Herbert Marcuse; (3) “terror” (25) in Max Horkheimer's; (4) “stereotyped reasoning” (28) in Theodor Adorno's; (5) “rationality deficit” (28) in Juergen Habermas'; (6) “empire” (30) in Michael Hardt's and Antonio Negri's (30); (7) and “culture” according to Pier Paolo Pasolini (34). This initial section is followed by an exposition of the philosophical anthropology of three great minds of the 20th century, namely Arnold Gehlen, Helmuth Plessner and Max Scheler. A common theme is retrieved in their thought about human nature and the human condition, that is, the uniqueness of humankind's inextricable admixture of biological and psychical elements, which allow the human being to be part of nature as well as to transcend it through its “peculiar” (43) intellectual – for the first two authors – and spiritual – for the third – abilities. The ensuing chapter stresses the crucial role played by the species-wide biological and emotional make-up in providing a valid ground for the establishment of credibly universal philosophical anthropology and ethics. Remarkable is the attention paid to the notion of vital “needs” (47) as a stark and straightforward reminder of our common humanity. The field of ethics is further explored in a chapter devoted to communitarianism as a representative reaction to utilitarian individualism, which fails to acknowledge the deeply interpersonal preconditions for any meaningful human existence.

martedì 2 luglio 2013

L'Ungheria di Orban e Fidesz

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

(Si pubblicano di seguito un articolo e un'intervista, curata da Maurizio Montanari, di Federico Sollazzo sulla situazione socio-politica dell'Ungheria del Primo Ministro Viktor Orbán e del suo partito di Governo Fidesz.)

Ungheria, Europa, 2013

In Ungheria, Paese in cui vivo da tre anni insegnando presso l’Università di Szeged, proprio in questi giorni il Parlamento, guidato per due terzi dall’attuale partito di Governo Fidesz del Primo Ministro Viktor Orbán, ha approvato una riforma costituzionale che segna, di fatto, un golpe bianco.
Si palesano così tutti i limiti di una democrazia ridotta a mero meccanismo, che nel rispetto formale di tale meccanismo procedurale può svuotare dall’interno i valori che si condensarono in quello stesso meccanismo contingente, e che però, contrariamente a quanto spesso si professa, non devono essere fatti coincidere con quel meccanismo.