lunedì 31 ottobre 2022

Filosofia salvavita

di Fulvio Sguerso (fulviosguerso@libero.it)

E’ il titolo del libro postumo del filosofo Giorgio Girard, edito a cura dei figli Cristina e Claudio che, come spiegano in una nota in esergo: “Abbiamo voluto rispettare il desiderio di nostro padre, espresso durante la sua malattia, di pubblicare questo ultimo suo lavoro. Giorgio Girard ha lavorato a questo libro fino  alla fine dei suoi giorni con impegno e ricerca costante. Nel pubblicarlo vogliamo onorare la sua memoria di intellettuale e studioso, nella speranza che il suo pensiero possa rimanere vivo in chi lo ha seguito e nei suoi lettori”. Il sottotitolo che, come il titolo, ha come sfondo un acquerello di Cristina Girard che raffigura una specie di iceberg che si erge sulla linea dell’orizzonte di una terra desolata dove si scorge l’ombra minuscola di uomo in cammino non si sa verso quale meta, ci dice su quali grandi temi vertono le ultime riflessioni di Giorgio Girard: Eterno tempo e diari dell’anima. Come specifica egli stesso nella Prefazione: “Il titolo di questo libro richiede fin da subito di uscire da una considerazione normale delle cose di questo mondo che tutti abitiamo, per ‘aggredire’ il tempo e l’eterno nel quadro di quanto possiamo chiamare metafisica”. Come dire che questo è un libro per chi ha una formazione filosofica, non, ad esempio, per chi crede che la realtà corrisponda a quello che percepiamo con i nostri sensi, cioè per chi non esce dal senso comune e non si interroga sulla validità dei propri pensieri e delle proprie credenze “non interrogate”, insomma per chi è fermo allo stadio del cosiddetto “realismo ingenuo”. Precisa ancora Girard: “Il termine ‘metafisica’ ha a che fare con l’ordine e la distinzione che ogni ordine comporta, e dunque un Due (giusto/sbagliato ecc.) che assesta i giudizi e le regole. Tuttavia, per capire bene il titolo occorre spiegarci la metafisica secondo la versione che le è più propria, cioè quella di un andar oltre, di un entrare nella considerazione di quanto è al di là della ‘fusis’, cioè di tutto il ‘naturale’ che ci si offre alla vista, o appunto di tutto quanto è per noi vita e mondo offertoci nella sua più piena e scontata visibilità”.


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