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mercoledì 13 novembre 2024
L’intelligenza artificiale. Cui prodest?
venerdì 1 marzo 2024
La forma odierna del potere
sabato 16 dicembre 2023
Tutto scorre, nulla si crea, nulla si distrugge… a parte una cosa!
di Leonardo Conti (conti.leonardo@hotmail.it)
– Sai cos'è un piumino?
– Una trapunta.
– Una coperta, solo una coperta. Perché due come te e me sanno cos'è un piumino? È essenziale alla nostra sopravvivenza nel senso cacciatore-raccoglitore? No, allora cosa siamo?
– Siamo... Che so? Siamo consumatori?
Prendo in prestito un breve dialogo di un film che molti di voi avranno visto, vale a dire Fight Club (regia di David Fincher, 1999), non perché mi importi molto di cosa sia un piumino o di come sopravvivano i cacciatori-raccoglitori.
Semplicemente, perché c’è una domanda.
Una domanda fondamentale: “allora cosa siamo?”.
E l’interlocutore risponde: “siamo consumatori?”
Esatto.
Anzi noi non siamo “consumatori”, siamo “sprecatori”, passatemi il neologismo.
La natura, vale a dire l’ambiente in cui siamo immersi, ammette la consumazione e, seppur più a fatica, anche lo spreco.
Il fiume, scorrendo su una pietra, consuma la roccia e deposita il minerale a valle. Quel minerale, mescolato ad altri elementi, aiuterà una pianta a crescere, la pianta verrà mangiata da un erbivoro, ecc. Oppure trascina una foglia, la foglia viene aggredita da batteri e funghi, si decompone e otteniamo gli elementi di cui è composta e arriva il solito erbivoro.
Sto dicendo un’ovvietà, vero?
Nel V secolo a.C. un filosofo di nome Eraclito diceva “panta rhei”, tutto scorre[1]. Pare perfetto per il discorso fatto poc’anzi.
Abbiamo fossili, è vero, ma la fossilizzazione è comunque una trasformazione: le sostanze organiche, ossa, denti, conchiglie, eccetera, vengono sostituite nei millenni da roccia.
Un osso fossile, nella stragrande maggioranza dei casi, non è un osso, ma una pietra che ha la forma di un osso. E la fossilizzazione è un fenomeno tutto sommato raro, si realizza perché gli agenti decompositori non fanno in tempo a scomporre il corpo. Anche i mammut congelati in Siberia sono altro dalla forma originaria, sono carne congelata, che andrà a male rapidamente, se non si prendono opportune precauzioni.
Se andiamo più in là con gli anni, non abbiamo molti resti del passato, della nostra antichità. Particolari condizioni, vedi, per fare qualche esempio, la secchezza del deserto egiziano o il risultato delle disastrose eruzioni del Vesuvio o il ghiaccio in una valle alpina, hanno preservato delicate sostanze organiche nel tempo. Ci vuole fortuna, o nel caso di manufatti umani restaurati (un libro o un dipinto, per esempio), impegno e perizia.
È il tempo, con la sua azione inesorabile, a macinare tutto, perfino le pietre. Perfino l’uranio, una delle sostanze più radioattive di tutte, decadrà e si trasformerà in innocuo piombo. Ci vorranno decine di migliaia di anni, d’accordo, ma succederà.
Tutto, o quasi.
Perché l’uomo, fra le sue invenzioni mirabolanti che facilitano (o in alcuni casi complicano) la sua vita di tutti i giorni, ha inventato un materiale praticamente eterno: LA PLASTICA.
Allora potremmo modificare i postulati di Eraclito e di Lavoisier in questo modo:
Tutto si trasforma, nulla si distrugge… tranne la plastica.
Quando fu inventata si gridò con ogni probabilità al miracolo: una sostanza, economica, leggera, resistente, igienica, eterna. L’ideale insomma.
Ma anche una sostanza che la natura non aveva previsto e che non riesce a smaltire.
Difatti, al giorno d’oggi siamo invasi dalla plastica.
Soprattutto dalla plastica usa e getta, un vero flagello.
La troviamo dovunque e non sappiamo che farcene. Affolla le nostre spiagge, i nostri prati, i nostri boschi.
Una sorta di isola gigantesca, la Pacific Trash Vortex, è costituita da rifiuti plastici accumulati dalle correnti marine. Si trova nell’Oceano Pacifico, è grande forse più della superficie di tutti gli Stati Uniti (circa 10 milioni di km quadrati), per un peso stimato di 100 milioni di tonnellate.
Un accumulo di rifiuti immane, inimmaginabile.
E non solo: la plastica ormai entra dappertutto. Sminuzzata la troviamo nella carne degli animali che mangiamo (inutile dire che probabilmente è anche nella nostra), nei ghiacci eterni sulle montagne o ai poli. Perfino negli abissi marini. Niente può sfuggire a questa invasione incontrollata.
E non sappiamo, ripeto, cosa farcene.
Perché il legno può essere bruciato, la ceramica sminuzzata, il vetro e i metalli rifusi e rimodellati. La plastica no. Possiamo bruciarla, ma, senza accorgimenti, diventa ancora più tossica. Possiamo in parte riciclarla ma non siamo in grado di ricreare lo stesso materiale di prima.
E continuiamo ad usarla: l’imballaggio per una banale bistecca che i nostri nonni, senza morirne, avvolgevano nella carta, è di plastica. Un sacchetto di frutta che prima era di carta adesso è di plastica. Una scatola di biscotti, una volta di latta, è ora di plastica. Un tubetto di dentifricio, una volta di alluminio, è di plastica. I piatti, i bicchieri, le posate sono di plastica.
Non abbiamo molti suppellettili, indumenti o imballaggi dei nostri nonni, tranne quello che, per caso o per volontà precisa, si è conservato.
I nostri nipoti, invece, avranno con ogni probabilità un sacco di oggetti che ci sono appartenuti.
È dovunque, ci avvolge, soffoca l’ambiente, è eterna. È un incubo per la natura.
Chi scrive, passeggiando per la campagna o i boschi, si riempie spesso le tasche di rifiuti plastici trovati qua e là, per gettarli correttamente nel cestino.
I nostri pro-pro-pro-pronipoti (se mai ce ne saranno) troveranno oggetti di plastica intatti e quasi perfettamente utilizzabili (magari dopo una ripulita).
sabato 21 ottobre 2023
Cosa è una vita estatica?
Cosa è una vita estatica?
Un mondo che divide, e in maniera binaria e manichea, tra conoscenza scientifica e pseudoconoscenza, pone questa domanda in maniera sarcastica, derisoria o con sincera incomprensione di cosa stia chiedendo.
Se qualcuno potesse rispondere definendo cosa sia l'estasi sarebbe già al di fuori dall'estasi stessa, quindi cosa essa sia è irrispondibile così come indomandabile, la domanda e la risposta, infatti, possono tutt'al più riferirsi agli esiti e alle tracce dell'estatico, non certo all'estasi in quanto tale.
Una vita estatica è quindi una vita che sa che la propria cifra resta sempre altrove rispetto a se stessa, condizione questa di ogni vita, e che si pone in un conseguente atteggiamento di ascolto verso quell'altrove. Come?
venerdì 1 settembre 2023
Un parere?
Recentemente mi è stato chiesto un parere di lettura su un testo di critica filosofica, ho accettato per il rapporto amichevole con l'autore, ma la cosa mi è pesata poiché non mi sento (più) adatto (ammesso che in passato lo fossi) a fornire pareri del genere, ovvero su testi in cui la critica filosofica è preponderante rispetto alla parte filosofica vera e propria, testi in cui la formulazione di una proposta filosofica è necessariamente basata su una precedente opera di critica. Sono ben consapevole che questa sia la tendenza accademica (e non) odierna (diventata dominante nell'ultimo secolo), dalla quale a volte si tenta di prendere le distanze dicendo cose eccentriche, di maniera, compiendo l'errore speculare uguale e contrario, e sono quindi ben consapevole di trovarmi in una posizione di minoranza.
venerdì 14 luglio 2023
Il Silenzio si fa Voce in molti modi
mercoledì 21 giugno 2023
Et in Italia ego
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mercoledì 31 maggio 2023
Dare un senso alla vita può condurre a follia
domenica 30 aprile 2023
Mi sono fatto male oggi, per vedere se ho ancora sensazioni
di Leonardo Conti (conti.leonardo@hotmail.it)