venerdì 8 giugno 2012

(Call for Video-Workshop) Esistere è comunicare

Nell'ambito del Call for Video-Workshop di "CriticaMente" si pubblica il seguente video di Maria Giovanna Farina sul Tema Società e antropologia della Modernità

Maria Giovanna Farina è consulente filosofico presso la Heuristic Institution e Direttrice della Rivista di cultura filosofica "L'accento di Socrate"


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martedì 29 maggio 2012

Note sulla Modernità

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

(Si pubblica di seguito il testo della lettera inviata alla Associazione Nazionale Pratiche Filosofiche di Certaldo in occasione del conferimento, in data 20/05/2012, del Premio Speciale per la sezione Saggio Filosofico al Premio Nazionale di Filosofia 2012, al volume: Federico Sollazzo, Totalitarismo, democrazia, etica pubblica. Scritti di Filosofia morale, Filosofia politica, Etica, Presentazione di M. T. Pansera, Aracne, Roma 2011)

Trovandomi all’estero, come il Presidente dell’ “Associazione Nazionale Pratiche Filosofiche” dott. Mario Guarna sa, non mi è possibile partecipare alla cerimonia di premiazione di oggi, del Premio Nazionale di Filosofia. Mi trovo infatti al momento presso l’Università di Szeged (Ungheria) dove lavoro dal 2010. Il fatto che io lavori all’estero non per libera scelta, pur trovandomi bene, ma a seguito della scelta forzata derivante dal non aver potuto accedere ad analoga posizione in Italia, ed il fatto che simili condizioni siano condivise da non pochi miei più o meno giovani colleghi in pressoché tutti i campi scientifici, forse meriterebbe già di per sé una riflessione. In questa festosa circostanza però, mi limito ad inviare questa breve comunicazione, letta dal dott. Matteo Sollazzo, mio fratello e per l’occasione mio delegato, per partecipare, sia pure indirettamente, alla consegna del Premio Speciale per la sezione Saggio Filosofico all’edizione 2012 del Premio Nazionale di Filosofia, al mio volume Totalitarismo, democrazia, etica pubblica, confidando che in futuro vi possa essere occasione per una diretta e personale collaborazione con la ANPF.
Il mio ringraziamento per il riconoscimento che mi è stato voluto dare nasce non solo dal premio in sé, ma anche dal fatto che tale riconoscimento contribuisce a dare maggiore eco a quello che è il proposito di fondo del volume stesso.

lunedì 21 maggio 2012

Zettel. Filosofia in movimento. Dibattito sul tema POTERE

Sulla pagina facebook di "Rai Filosofia" dal 22 al 29 Maggio si parla di POTERE, tema affrontato nella puntata settimanale del programma "Zettel", curato da Maurizio Ferraris, Mario De Caro e Achille Varzi


Il dibattito è moderato da Federico Sollazzo, tutti gli interessati sono invitati a partecipare

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sabato 19 maggio 2012

Rethinking Human Nature and the Place of (Wo)Man in the world: Anthropology between Philosophy and Science. A Manifesto

by Giacomo Pezzano (giacomo.pezzano@binario5.com)

0. Who is (Wo)Man?

0.1. We are knowing more and more about (Wo)Man, but the determination of her/his nature is still problematic: asking «What is (Wo)Man?» is paradoxically possible only in the space left open by (wo)man’s erasure. Whatever human nature is, (wo)man wants to know her/himself, because if (s)he does not know who (s)he is, (s)he can not know where to go: moving from hominitas to humanitas requires a definition of (wo)man’s nature, of her/his «place» in the world, in view of describing ex-istence as a modulation of the «World Openness» and an attempt to find a way of articulate the possibilities, as intrinsically «medial» and «modal» since it is founded on «referral» and «relationship with the outside».

mercoledì 2 maggio 2012

Recensione a: Federico Sollazzo, "Totalitarismo, democrazia, etica pubblica"

di Giacomo Pezzano (giacomo.pezzano@binario5.com)

Federico Sollazzo, Totalitarismo,democrazia, etica pubblica. Scritti di Filosofia morale, Filosofia politica, Etica, "Presentazione" di M. T. Pansera, Aracne, Roma 2011

0. Questo testo di Federico Sollazzo ha prima di tutto il pregio di essere chiaro e non cercare un linguaggio volutamente difficile da decifrare, spesso peraltro sintomo di mancanza di contenuti, ma anche quello di cercare di fornire una visione ampia che – il sottotitolo lo evidenzia da subito – mira a costruire un primo ponte «filosofico» (senza alcuna pretesa di definitività, ma non per questo senza pretese di stabilità – comunque provvisoria) tra morale, politica ed etica. Come nota con precisione Maria Teresa Pansera nella presentazione, l’Autore assume una prospettiva che è insieme «filosofica, ma anche storica, politica, sociale e psicologica» (p. 10), ma mi sento di dire di più, è una prospettiva anche se non soprattutto antropologica, anzi, che proprio perché umanistica in senso ampio può essere poi filosofica, storica, politica, sociale e psicologica. Infatti (anche ciò è ben colto da Pansera), il principale elemento propositivo avanzato nell’opera è una caratterizzazione della base umanistica dell’etica, rintracciata in un insieme di necessità e capacità psico-fisiche (biologiche ed emozionali, che per l’Autore non vanno in alcun modo confuse con quelle emotive) che identificano la natura umana (l’uomo in quanto uomo), ma che allo stesso tempo non possono realizzarsi se non tramite una pluralità di modi storicamente diversi e contingentemente situati (dando in ultima istanza vita a uno scenario multiculturale e multietnico). I diversi contributi dell’opera manifestano al contempo l’uno rispetto all’altro indipendenza e organicità, quasi come tasselli di un mosaico (è peraltro l’immagine presentata da Sollazzo stesso nella premessa: p. 13) che se colti insieme nelle loro reciproche relazioni e interconnessioni presentano un quadro sintetico unitario, ma che se esaminati isolatamente sono comunque in grado di restituire un’immagine autonoma e chiara. Presenterò qui brevemente questi tasselli, isolando per ognuno di essi quella che ritengo essere la tesi centrale espressa dall’Autore: i §§ 1-4 presenteranno in nuce la parte dell’opera intitolata «Filosofia morale», i §§ 5-12 quella intitolata «Filosofia politica» e i §§ 13-18 quella intitolata «Etica». 

venerdì 20 aprile 2012

"Il giovane Lukács"

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Elio Matassi, Il giovane Lukács. Saggio e sistema, Mimesis

Se l’espressione “giovane Lukács” è venuta assumendo una potenza eccessiva ed ideologizzata, come afferma Elio Matassi, autore del volume Il giovane Lukács. Saggio e sistema, Mimesis, 2011 (pp. 187, € 15) nell’”Introduzione” al volume stesso, perché allora fare di questa espressione addirittura il titolo di un libro? Evidentemente, per ridare a quell’espressione una valenza non più ideologizzata, compito che può essere assolto valutando un itinerario intellettuale alla luce della sua fine e non del suo inizio[1]. Un inizio che si pone nel segno del saggismo, che però non deve essere inteso come un qualcosa di frammentario e privo d’unità tematica, ma in maniera prismatica, come una molteplicità di frammenti che dovranno essere tutti riflessi dallo, e quindi contenuti nello, specchio saggistico. Così, la forma saggistica e quella tragica si pongono entrambe nell’ambito del saggismo, come due sue estremità, cosicché il passaggio dall’una all’altra non avviene nel segno dell’esclusione bensì della continuità: esse rappresentano lo stesso discorso declinato in chiave affermativa (la forma saggistica) e negativa (la forma tragica). Per questo il passaggio da un’opera quale A modern dráma fejlődésének története (Storia dello sviluppo del dramma moderno) ad una quale Die Seele und die Formen (L’anima e le forme) non deve essere descritto come un salto da un’interpretazione storico-filosofica del tragico ad una visione pantragica, un metastoricismo ispirato alla filosofia della vita e all’estasi della morte, bensì come un passaggio “fluente” da un approccio storico-filosofico nel quale sono già presenti elementi di ontologia esistenziale metastorico-metafisica ad una piena espansione degli stessi.

sabato 7 aprile 2012

"Il potere invisibile"

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)


V. Sorrentino, Il potere invisibile. Il segreto e la menzogna nella politica contemporanea, prefazione di P. Barcellona, Dedalo, 2011

Indice

Prefazione
di Pietro Barcellona

Introduzione

giovedì 29 marzo 2012

Byron, "I watched thee"

di Francesco Barresi (ruutura@hotmail.it)

Tradurre poesia in lingua è un compito per grammatici ma tradurre poesia in poesia è di gran lunga più nobile e difficile. Occorre la padronanza d’ambedue le lingue, il rispetto della filologia, mantenere alta l’eleganza stilistica senza creare belle infedeli. Inoltre occorre considerare un altro elemento: il lettore. Consegnargli il significato di un brano poetico significa schiudere alla sua sensibilità in maniera efficace l’anima di un Poeta, e solo quando il lettore avrà conquistato il senso ultimo il compito del traduttore si concluderà nelle sue delicate mansioni: rendere giustizia alla Poesia come veicolo di ricchezza umana da trasmettere in conoscenza e, sperabilmente, in cultura per le generazioni future.
Traducendo questa poesia ho cercato di sdebitarmi in solido con il lettore piuttosto che ripagarlo soldo per soldo, parola dopo parola. Ho tradotto Byron perché questo testo rappresenta un esempio di quella “sottocultura” come la poesia omoerotica tanto discriminata dalle politiche di gender, dalle istanze dei canoni ufficiali, dalle restrizioni d’una società ancora incapace d’accettare l’universalità dell’amore a prescindere dal sesso. 

domenica 18 marzo 2012

Giustizia e diritti umani

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

La giustizia (da intendersi come il tentativo, mai definitivo, di materializzazione della giustezza) è sicuramente la tematica centrale intorno alla quale si impernia l’etica, si potrebbe anzi dire che la giustizia rappresenti il “motore” dell’etica, la questione per rispondere alla quale nascono le etiche, intendibili, quindi, come soluzioni diverse ad una medesima domanda.
Per riuscire a mettere in pratica la giustizia, si è dato luogo ad una sua istituzionalizzazione: il diritto, all’interno del quale si pongono i diritti umani che, pertanto, sebbene si manifestino sotto forme istituzionalizzate, originano anch’essi (come lo stesso diritto e la stessa giustizia) da una interrogazione etica. In questo scenario, la politica si pone come il “filtro” tramite il quale avviene il passaggio dal piano etico-valoriale a quello pratico-istituzionale, ovvero, come un’infrastruttura necessaria per conquistare e mantenere il potere che, a sua volta, rappresenta il primario mezzo per la concretizzazione/istituzionalizzazione dei valori. Pertanto, la definizione dello status concettuale e pratico della giustizia, del diritto e dei diritti umani, si pone come uno dei primi e imprescindibili compiti che ogni associazione umana deve soddisfare, senza però avere mai la pretesa di esaurire poiché, sebbene la chiarificazione di dette questioni sia indispensabile perché si dia una pacifica convivenza umana (dal momento che quei concetti sono depositari di universali e legittime esigenze umane derivanti dalla basilare costituzione antropologica), non va però dimenticato come ogni loro specifica definizione sia costantemente “precaria” (in quanto storicamente determinata).

mercoledì 7 marzo 2012

Antropologia della creatività: tra genericità e modalità

di Giacomo Pezzano (giacomo.pezzano@binario5.com; III di 3)

3. Im-piegare una regola per piegare la realtà ai propri scopi

Per Aristotele, è noto, la phronesis è decisiva nei casi «intorno ai quali è impossibile che una legge [nomos] sia posta, cosicché c’è bisogno di un decreto [psephisma]» (Aristotele, Etica Nicomachea, V, 10, 1137b 27-29), situazioni nelle quali l’ap-plicazione di una regola è un im-piego che piega la norma aprendola a nuovi usi, secondo il modello del regolo di piombo di Lesbo, che «si adatta alla forma della pietra, non sta rigido» (ivi, 1137b 30-32) ma si flette e si piega per meglio corrispondere all’imperfezione della contingenza, e questo perché «di ciò che è indeterminato [aoristou], è indeterminata [aoristos] anche la regola [kanon]» (ivi, 1137b 29) – per corrispondere a essa però sempre e comunque in maniera ortogonale, essendo la phronesis «disposizione pratica accompagnata da discorso corretto [orthos logos]» (ivi, VI, 5, 1140b 20). La regola dell’azione umana è proprio questa piegatura della regola attraverso l’im-piego, perché non c’è regola in grado di fornire allo stesso tempo tutte le condizioni necessarie e sufficienti per la sussunzione del caso particolare al di sotto di sé (cfr. Kant 1997: 3-67), «noi impariamo a conoscere le nostre forze soltanto col saggiarle [versuchen]» (ivi: 25) e la prassi umana avviene nel dominio di «ciò che può essere diverso da come è [to endechomenon allos echein]» (Aristotele, Etica Nicomachea, VI, 5, 1140b 27) – è anzi l’apertura di un tale spazio di potenzialità.