Tradurre poesia in lingua è un compito per grammatici ma tradurre poesia in poesia è di gran lunga più nobile e difficile. Occorre la padronanza d’ambedue le lingue, il rispetto della filologia, mantenere alta l’eleganza stilistica senza creare belle infedeli. Inoltre occorre considerare un altro elemento: il lettore. Consegnargli il significato di un brano poetico significa schiudere alla sua sensibilità in maniera efficace l’anima di un Poeta, e solo quando il lettore avrà conquistato il senso ultimo il compito del traduttore si concluderà nelle sue delicate mansioni: rendere giustizia alla Poesia come veicolo di ricchezza umana da trasmettere in conoscenza e, sperabilmente, in cultura per le generazioni future.
Traducendo questa poesia ho cercato di sdebitarmi in solido con il lettore piuttosto che ripagarlo soldo per soldo, parola dopo parola. Ho tradotto Byron perché questo testo rappresenta un esempio di quella “sottocultura” come la poesia omoerotica tanto discriminata dalle politiche di gender, dalle istanze dei canoni ufficiali, dalle restrizioni d’una società ancora incapace d’accettare l’universalità dell’amore a prescindere dal sesso.
Qui Byron è in Grecia e canta il suo amore per Loukas Chalandritnanos. Susciterebbe un certo risentimento sapere che l’amato del grande Poeta è un adolescente. Ma non è questo ciò che deve impressionarci bensì l’istanza d’amore manifestata in queste quartine: una gratuità impareggiabile, indomabile, sofferta, di un amore oltremisura che sfida la morte e non conosce paura. Nell’umiltà del mio lavoro porgo il mio contributo a questa causa immortale che ancora resiste al tempo e alla vacuità del sentire comune.
Traducendo questa poesia ho cercato di sdebitarmi in solido con il lettore piuttosto che ripagarlo soldo per soldo, parola dopo parola. Ho tradotto Byron perché questo testo rappresenta un esempio di quella “sottocultura” come la poesia omoerotica tanto discriminata dalle politiche di gender, dalle istanze dei canoni ufficiali, dalle restrizioni d’una società ancora incapace d’accettare l’universalità dell’amore a prescindere dal sesso.
Qui Byron è in Grecia e canta il suo amore per Loukas Chalandritnanos. Susciterebbe un certo risentimento sapere che l’amato del grande Poeta è un adolescente. Ma non è questo ciò che deve impressionarci bensì l’istanza d’amore manifestata in queste quartine: una gratuità impareggiabile, indomabile, sofferta, di un amore oltremisura che sfida la morte e non conosce paura. Nell’umiltà del mio lavoro porgo il mio contributo a questa causa immortale che ancora resiste al tempo e alla vacuità del sentire comune.
Lord Byron
I watched thee
I watched thee when the foe was at our side
Ready to strike at him, or thee and me
Were safety hopeless rather than divide
Aught with one loved, save love and liberty.
I watched thee in the breakers when the rock
Received our prow and all was storm and fear
And bade thee cling to me through every shock
This arm would be thy bark or breast thy bier.
I watched thee when the fever glazed thine eyes
Yielding my couch, and stretched me on the ground
When overworn with watching, ne'er to rise
From thence, if thou an early grave hadst found.
The Earthquake came and rocked the quivering wall
And men and Nature reeled as if with wine
Whom did I seek around the tottering Hall
For thee, whose safety first provide for thine.
And when convulsive throes denied my breath
The faintest utterance to my fading thought
To thee, to thee, even in the grasp of death
My spirit turned. Ah! oftener than it ought.
Thus much and more, and yet thou lov'st me not,
And never wilt, Love dwells not in our will
Nor can I blame thee, though it be my lot
To strongly, wrongly, vainly, love thee still.
Traduzione di Francesco Barresi
Ti ero accanto
Ti ero accanto quando il nemico
era pronto a colpire il nostro fianco,
o quando io e te ci imbattemmo
in una disperata salvezza
pur di salvare l’amore e la libertà
invece di dividersi in alcun modo con l’amato.
Ti ero accanto tra le maree
quando gli scogli accolsero la nostra prua,
tutto era bufera e sgomento
e ti dissi d’aggrapparti a me contro ogni spavento
perché questo braccio sarebbe stato
l’armatura e il petto della tua tomba.
Ti ero accanto quando la febbre offuscò i tuoi occhi
cedendo al mio giaciglio,
e adagiandomi a terra
quando ti soggiogavo con lo sguardo
mai ti saresti alzato da lì
se tu avessi trovato una fossa poco dopo.
Venne il terremoto e crollò la parete in bilico,
la Natura e gli uomini barcollarono,
e come in preda al vino
io chiedevo di te in quella sala in subbuglio
come se io pensassi solo alla tua sicurezza.
E quando gli spasmi convulsi mi tolsero il respiro,
la più pallida espressione al mio debole pensiero
per te, per te, dalle strette della morte il mio Spirito ancora sfuggì.
Ah! più spesso di quanto non debba.
Così sempre e di più e tuttora non mi hai amato,
e come Amore ti apparterrà nel nostro ultimo pensiero
così non potrò maledirti, benché sia il mio destino
d’amarti invano, male, e così forte ancora.
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