venerdì 28 maggio 2010

Pigmenti

di Antonietta Gnerre (antoniettagnerre@gmail.com)


a te


C’era Dio nella goccia che accarezzava il tuo viso.
Una corona che si snodava dagli astri per me.
Quanti sogni Maria Luisa e quante poesie
abbiamo scritto pensando di volare sulla tua vespa bianca

uscivamo da ragazzine con Mildred, Margherita, Agata
con le stelle sopra i tetti delle nostre emozioni.

Oggi ti osservo seduta sulla panca
di casa e ti affido ancora i miei sogni

la corsa dell’acqua sulle foglie degli ulivi
una sola parola per queste labbra che ti pronunciano con un bacio.


La terra dei rami


a Rita D’Amore

Ricade su di me la scintilla della tua luce
sull’erba sui virgulti a piccole vele
e sulla tua pelle
scavata da un punteruolo
che modifica le foglie.

Irpinia, mia sventura e mia sopravvivenza
terra del mio sangue, verde e cosmica
infinita fino a schiacciarmi
lungo i fragili fiumi
quando il vento ricuce
sull’ultimo ramo/midollo del mio esistere
l’odore della malva.

Passano nel sereno le pallide pareti,
nell’infinita somiglianza del cristallo delle case;
E mi svegliano le tue statue di paglia balaustrate
nel colore, colore che racchiude il respiro
scosceso delle valli.

(A. Gnerre, Pigmenti, L'Arca Felice, Salerno 2010)

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1 commento:

  1. c'è molto respiro in questi versi.
    c'è aria e acqua in abbondanza per vivere.
    sento una contemplazione molto marcata a scapito di un brivido sulla schiena.
    massimiliano

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