di Girolamo Mario Gullace (gullace.g.mario@hotmail.it)
Resta il dramma, il sigillo finale
che si appone timbro e marchio
di una data e di un luogo,
che lascerà per sempre partendo,
scivolando su infinti oceani,
portando il recapito infernale
di nessun approdo di terra.
E veloci domicili e alberghi
senza tracce note e famigliari.
Resta il dramma, l'unico bagaglio
consentito nella traversata
dell'ultimo spazio della vita,
prima della morte, gli occhi
chiusi di una docile pantera
che dorme nella nostra notte
e improvvisa si desta nella sera,
e mostra, ovali, due fanali gialli,
denti acuminati e lunghi artigli,
il manto vellutato della nera
nave senza più le vele,
senza più timone e stelle.
Il dramma di chi urla: resta,
se mi lasci senza la tua fiamma
mi sciaccia cuore e testa
il nostro amore mai concluso,
inciso nella flemma del tuo corpo
e nel reciso fiore del tuo viso.
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.
"Resta il dramma" è un amore finito, che deve essere superato. La persona amata che ci lascia, ci lascia senza quel pezzo di noi che era l'investimento affettivo prioiettato nell'altro. Il vuoto che si crea è come l'arto amputato, non esiste più nello spazio reale, persiste come ricordo, rappresentazione mentale, come dramma di un dolore.
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