di Girolamo Mario Gullace (gullace.g.mario@hotmail.it)
Questo mi sembri: un corpo franco,
valli e colli in una successione
di terra che da sé spinga e sgombri
nubi e ombre. Se ti denudi, d'ambra,
la tue membra, mi immagino, nel buio.
Ho pensieri perpendicolari al petto,
un equatore che raccoglie i raggi.
Non so se le mie idee, o il tuo cuore,
hanno quel calore che non passa,
quell'Africa dov'è cresciuto l'uomo,
l'Amazzonia che respira il mondo,
quel perenne impero dell'estate
con la fascia tropicale sulla fronte,
le vergini e inesplorate flore
col furore dei vulcani accesi,
con l'accadere che potrebbe scaturire
nelle vertigini di un'altra geografia:
la tua pornografia, che mi tiene desto
in quel gesto che ti sfugge, o vuoi,
o fai, o sei: una tigre nel sopore
recitato o apparente. Nella brama,
invece, affili quel filo della lama,
che richiama un trasparente ardore
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Poesia erotica, "La tua pornografia" traccia la geografia di un desiderio maschile irrealizzato - questo va detto subito - attraverso territori inesplorati, vivi, che rivendicano la propria libertà. Il corpo femminile è:
RispondiElimina“(…) valli e colli in una successione
di terra che da sé sping(e) e sgombr(a)
nubi e ombre (…)”.
C’è di più, il corpo della donna – simbolicamente – tras-formato in “ambra” non cede al desiderio, al richiamo dell’uomo - fragile e dubbioso - in qualche modo impotente di fronte alla forza della Donna-Terra:
“Non so se le mie idee, o il tuo cuore,
hanno quel calore che non passa, (…)”.
Il corpo della donna è dunque solo desiderato, e vissuto più come oggetto del desiderio (mancato e irrealizzato) non si fa riscaldare dai raggi di quell’equatore maschile. Così questo corpo - inesplorato, non catturato - si fa contraddittorio luogo consolatorio:
“ (…) quell'Africa dov'è cresciuto l'uomo,
l'Amazzonia che respira il mondo,
quel perenne impero dell'estate
con la fascia tropicale sulla fronte,
le vergini e inesplorate flore
col furore dei vulcani accesi, (…).
Sono sensazioni e percezioni - profumi umorali - mortificati di fronte all’incapacità “venatoria” o “predatoria” dell’uomo. Per cui, una volta verificata l’impossibilità di amare la donna, di possederla lei consenziente, all’uomo - a questo uomo - rimane la “pornografia”, ossia solo il desiderio di possedere. Desiderio che tiene vigile lui ma che, ahimè, non è neppure colto dal destinatario:
“(…) lo tiene desto
in quel gesto che ti sfugge, (…)”.
A questo punto, la donna - col suo corpo non violato e neppure stuzzicato - si fa pauroso perché non è accogliente, gentile e fragile. Non è violabile con le sole parole. Il corpo della donna - scopre questo uomo - non è materno e ancestrale:
“(…) o vuoi,
o fai, o sei: una tigre nel sopore
recitato o apparente”.
Nell’impotenza a risvegliare e conquistare il desiderio della donna, incapace a strapparle il velo (le “nubi” e le “ombre” che aprono la poesia), quest’uomo si ferma a contemplare il suo richiamo:
“Nella brama,
invece, affili quel filo della lama,
che richiama un trasparente ardore”.
Erwin de Greef
Erwin de Greef oltre a essere uno scrittore brillante é un coltissimo conoscitore della scrittura.
RispondiEliminade Greef ha commentato molto bene, anche se alcune interpretazioni rese non sono corrette - ovvio, le poesie vengono lette anche in chiave personale - per es.:
RispondiEliminaSono sensazioni e percezioni - profumi umorali - mortificati di fronte all’incapacità “venatoria” o “predatoria” dell’uomo. Per cui, una volta verificata l’impossibilità di amare la donna, di possederla lei consenziente, all’uomo - a questo uomo - rimane la “pornografia”, ossia solo il desiderio di possedere. Desiderio che tiene vigile lui ma che, ahimè, non è neppure colto dal destinatario:
il desiderio è invece molto ben colto dalla "destinataria", che nn ricambia per motivi che esulano dal fatto del "non comprendere", infatti
"in quel gesto che ti sfugge, o vuoi,
o fai,"
nulla a questa tigre (meglio leonessa) sfugge involontariamente.
Cordialmente.
La Strega.