di Fulvio Sguerso (fulviosguerso@libero.it; III di 4)
(QUI la prima parte)
(QUI la seconda parte)
Una via d’uscita, se non proprio di salvezza, dal senso di smarrimento e spaesamento derivato dalla perdita delle certezze che si basavano su un «mondo gerarchizzato o quantomeno incanalato e contenuto in “risposte già previste entro un’ideologia di sostentamento”, meno recentemente soprattutto religiosa, in tempi più vicini a noi forse primariamente laica: dalla credenza in un Dio salvifico a quella nella rivoluzione» consiste nel salto, o passaggio epocale, dal paradigma metafisico, cartesiano, dualistico e monoteistico basato sull’ aut-aut a quello spinoziano e leibniziano basato sull’ et-et che non divide, non contrappone, non mette gli enti uno contro l’altro ma li unisce, senza annullarli, nel Logos che tutto comprende e abbraccia. Il mondo della logica duale di ieri «non permetteva di scorgere la “differenza tra logos e logica”, cioè la differenza definita da quanto esorbita oltre il principio di non contraddizione, oltre, potremmo dire, la fisica newtoniana come paradigma di una scienza classicamente concepita».