di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it; III di 4)
2. La moderna dimensione politica
Sulla scorta degli studi Jürgen Habermas possiamo osservare come la cosiddetta “opinione pubblica” nasca, nella modernità, nella sfera pubblica borghese che, differentemente da tutte le precedenti impostazioni sociali, affonda le proprie origini nella libera circolazione delle merci e delle notizie. Infatti, così come la libera circolazione di merci e notizie è un processo che non esclude potenzialmente nessuno, allo stesso modo la formazione dell’opinione pubblica in una società (quella borghese) basata su tale processo, non esclude potenzialmente nessuno (diversamente sia dall’Antica Grecia che dal mondo che va dall’Impero romano alla Rivoluzione francese, dove la sfera pubblica è accessibile, rispettivamente, solo ai cittadini maschi liberi e solo agli esponenti di determinati ceti). Tale libera circolazione di merci e notizie pone il peculiare nuovo problema della sua amministrazione, ma, se è da questa circolazione che sorge l’opinione pubblica, allora amministrare tale circolazione significa amministrare l’opinione pubblica stessa. Come organo di tale nuova operazione nasce un’amministrazione stabile, sottoforma di una attività statuale continuativa. Questo è, difatti, il ruolo del potere pubblico borghese, al punto tale che, nella modernità, il termine pubblico diviene sinonimo di statuale. Lo statuale rappresenta quindi il soggetto amministrante la circolazione delle merci e delle informazioni, ma dove tale circolazione è localizzata? In quale dimensione ha luogo? Nella società civile. Ecco perché, solo nella modernità «come pendant dell’autorità si costituisce la società civile […]. Nella trasformazione dell’economia tramandata dall’antichità in economia politica si riflettono i mutati rapporti»[1].
Avviene così quella dinamica (già descritta da Hannah Arendt in Vita activa)[2] in base alla quale un potere pubblico che amministra la società civile (intesa come la sfera dei privati), eleva a questione di pubblico interesse l’amministrazione, e con essa la riproduzione, della vita, portando quindi tale problematica al di là dei limiti della sfera domestica privata: