di Grazia Calanna (graziacalanna@lestroverso.it)
“Il quotidiano online è quello che raccoglie in tempo reale, contestualmente alla pubblicazione delle sue notizie, le impressioni e le opinioni dei lettori. Un processo del farsi dell’informazione che cancella totalmente qualsiasi autorità precostituita, che sottopone a verifica costante qualsiasi affermazione, che modifica i dati del gioco mentre questo è in corso e che dà a chi legge, diventato consumatore cliente, la possibilità di accedere ad altre e altrettanto importanti fonti di informazione, tutte raccolte sotto la testata del giornale. Un giornale prodotto direttamente in forma elettronica"(1). Numerose ricerche sulle caratteristiche del pubblico dei giornali online dimostrano che Internet torna a valorizzare il testo, che si presenta come una malta per tenere insieme e organizzare l’ipertestualità e la multimedialità. Per alcuni versi, si può affermare che Internet ha riportato il giornalismo indietro, fino alle origini, e la prova giunge dalla riapertura del dibattito circa il significato della professione sotto tutti gli aspetti (tecnici, etici, contrattuali, editoriali). Si è spesso pronosticato che la diffusione dei media telematici avrebbe portato a un progressivo declino della scrittura. La stato attuale delle cose contraddice le pessimistiche previsioni. Di fatto, i media telematici hanno accresciuto le occasioni di produzione e consumo dei testi scritti innescando un processo di rinnovamento della scrittura che tende ad assumere forme nuove, tanto dal punto di vista linguistico che strutturale e informativo. La scrittura per il web si caratterizza per una certa tendenza alla commistione di tratti tipici delle modalità comunicativa, orale e scritta. La stessa si mantiene a un livello di formalità media e manifesta caratteristiche più prossime a quelle tipiche dei testi scritti che non di quelli orali. Nei testi giornalistici, esclusi alcuni articoli di costume, si evita il ricorso a forme linguistiche che puntino direttamente all’autore. L’uso di verbi alla prima persona singolare e delle relative forme pronominali è assente. Diverso è il caso dei testi di argomento tecnico, in cui la relazione tra autore e lettore può divenire linguisticamente trasparente. In questo caso, la retorica della partecipazione prevede che si impieghi sia la prima persona singolare in contrapposizione con la seconda plurale (io che scrivo – voi che leggete), sia un noi che potremmo chiamare “sinergico”(2). Va precisato, comunque, che la lingua dei quotidiani online deve molto a quella dei quotidiani cartacei ai quali, tranne rare eccezioni, sono strettamente collegati. Immediatezza, aggiornamento continuo delle informazioni, ipertestualità, chiarezza e brevità. Sono queste alcune delle caratteristiche strutturali e linguistiche specifiche del mezzo. Certo è che la necessità di scrivere e aggiornare rapidamente i pezzi determina la presenza di numerosi refusi e incoerenze linguistico-testuali che, a volte, tendono ad abbassare la percentuale di leggibilità.
Dal punto di vista dell’organizzazione della pagina, lo spazio a disposizione per presentare la notizia, contrariamente alle convinzioni comuni sulle dimensioni sconfinate del web, è molto limitato, con l’esigenza di asciugare al massimo la scrittura, finendo col proporre un’esposizione del fatto sostanzialmente coincidente con il modello delle 5 W. Soprattutto nel giornalismo italiano, tradizionalmente portato a preferire uno stile di scrittura paraletterario, il ritorno alla formula reporting rappresenta un rilevante cambio di prospettiva. Il giornalismo online preferisce notizie ancorate all’avvenimento e alla scrittura oggettiva. Il web ha fatto emergere un modello di unità di base del giornalismo, la notizia online, costruita intorno a quattro concetti principali: capacità di sintesi, precisione del fatto, chiarezza espositiva e suggestione dell’approfondimento(3).
Internet impone la brevità, senza preconcetti. Non è vero che nel web la gente cerca solo pillole d’informazione. Anzi, se c’è la qualità anche la quantità è apprezzata. Ai livelli profondi dell’ipertesto occorre un gran lavoro di sintesi e di ricerca dell’espressione più semplice e forte. È il nuovo modo di leggere che condiziona il nuovo modo di scrivere(4). Ciascuno dei generi della scrittura online (posta elettronica, sito aziendale, web-zine o web magazine, e-zine o newsletter tematica, portale, weblog) richiede competenze specifiche. Tutti, però, ne richiedono due fondamentali: costruire ipertesti e scrivere in termini visivi. Il sociologo Theodor Holm Nelson descrive l’ipertesto come una “Combinazione di un testo in linguaggio naturale con la capacità del computer di seguire interattivamente, visualizzandole in modo dinamico, le diverse ramificazioni di un testo non lineare che non può essere convenientemente stampato su di una pagina convenzionale”(5). Non è un caso che si dica costruire, e non scrivere ipertesti. Costruire, perché un testo per il web richiede una progettazione ancora più accurata di quella di un testo destinato alla stampa. Sul web il testo acquista una nuova dimensione: si espande in profondità, anziché in lunghezza. L’unità di misura non è più la pagina. I “blocchi di testo” diventano “blocchi di lettura” che, attraverso i link di collegamento, permettono al lettore di ricevere una grande quantità d’informazioni. Passare dalla scrittura lineare alla scrittura profonda e sfruttare tutte le potenzialità dell’ipertesto, non significa solo disarticolare un documento in tanti pezzi e poi riunirli, di schermata in schermata. Significa, inoltre, chiedersi chi è il lettore, cosa vuole sapere e in quale sequenza, quale priorità attribuisce alle informazioni, con quale ritmo vuole soddisfare la sua sete di conoscenza. Prima di scrivere, dunque, è necessario organizzare le informazioni su diversi livelli e collegarle per mezzo di link. Questo lavoro di progettazione e di organizzazione è il compito fondamentale dello scrittore online. In questa rivoluzione dello spazio, saper condurre il lettore nei labirinti ipertestuali, senza fargli perdere l’orientamento, significa saper coniugare libertà e rigore, irregolarità e regolarità, facendo ricorso a diverse strategie. Tra queste particolarmente importante è quella della piramide rovesciata. E’ necessario cominciare dalla conclusione, dalla notizia vera e propria, per scendere, via via, in maggiori dettagli proprio come avviene nelle prime pagine dei giornali: titolo, foto, occhiello, sommario, didascalia, inizio articolo, rimando alla pagina interna. Altrettanto importane è scrivere in termini visivi. Ancora più che sulla carta, nel web il formato è parte integrante del processo di scrittura. Testi, grafica e impaginazione vengono concepiti insieme. L’unione tra parola e immagine è una sfida intrigante per lo scrittore che, abituato a pensare in bianco e nero, deve imparare a lavorare in termini visivi: scegliere le parole pensando allo spazio in cui abiteranno, ai colori, ai caratteri, ai fondi che andranno a scolpire, al filo di memoria che riusciranno a tenere dopo tre o quattro click. La grafica studiata per il web, libera e senza canoni prestabiliti, ha sconvolto le convenzioni della grafica tradizionale, mescolando gli stili, le idee, e premiando aspetti quali la semplicità e la chiarezza, anziché l’eleganza e la distinzione(6).
Internet ha prodotto quattro mutamenti fondamentali del giornalismo. Dall’esterno, ha fatto pressione sulle redazioni rendendo disponibili informazioni dettagliate su moltissimi soggetti, persino documenti considerati non pubblicabili. Ha reso possibile una gestione degli approfondimenti facilitata dallo stoccaggio di grandi quantità di materiali informativi. Ha trasformato il peso e il numero delle notizie in una massa critica, che modifica la percezione degli avvenimenti facendoli intendere non più come singole disfunzionalità ma come problemi cronici di sistema. Il tutto, mettendo in campo reti di comunicazione che hanno aumentato le possibilità di interagire, dando facilmente voce a chi ha qualcosa da dire su specifici argomenti. Il problema chiave per un giornalista web è quello della selezione. Chi naviga su internet sosta, mediamente, su una singola pagina non più di venti secondi. Per il giornalismo online questo fenomeno si riflette sulla capacità di valutare la notizia dal punto di vista della rilevanza del fatto, dell’incisività espressiva, della sinteticità dei contenuti. Nella maggioranza delle testate, il lavoro redazionale è svolto, quasi esclusivamente, attraverso l’assemblaggio di flash d’agenzia, materiali d’archivio e rinvii alle altre risorse della rete(7). Internet rappresenta uno strumento indispensabile per il lavoro giornalistico non solo per l’offerta informativa che mette a disposizione ma, soprattutto, per la velocità con cui la fornisce. Riguardo alle fonti, anche per il web, vale la distinzione classica tra primarie e secondarie. Tutte le istituzioni hanno un proprio sito. Quelli forniti sono dati ufficiali, la cui credibilità è strettamente legata alla struttura di riferimento. La disponibilità di queste informazioni consente un lavoro di maggiore precisione e completezza. Una documentazione enorme, un grande archivio, cui il giornalista può attingere alla ricerca di elementi importanti, spesso, nascosti dietro le parole. Esistono poi i siti da considerare fonti secondarie. Privi di autorevolezza ufficiale ma portatori di notizie, indiscrezioni, tutti da vagliare e il cui utilizzo coinvolge direttamente la responsabilità di chi ne fa uso. Un esempio tipico è quello del blog o diario digitale che registra eventi in ordine cronologico. Il fenomeno, lo ricordiamo, nasce negli Stati Uniti all’inizio del 1999. In Italia si manifesta nel 2001 con la nascita di blog.it. Un anno dopo, nel mondo, si contavano quasi un milione di blogger. Dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York e con la guerra in Iraq del 2003, i blog hanno conosciuto uno sviluppo continuo perché sono diventati i luoghi in cui leggere testimonianze dirette e storie inedite. Un personal jornalism che ha visto protagonisti attivi gli stessi militari del fronte, raccontanti in diretta quanto accadeva attorno a loro(8).
Dopo aver parlato delle fonti, non si può concludere senza ricordare che un altro “problema” del giornalismo online è quello della credibilità. Steve Outing, direttore di “Conten Spotlight”, sito specializzato sulla scrittura di prodotti editoriali per il web, propone alcune regole per migliorare l’impatto sull’opinione del lettore(9). Sarebbero sette le regole di trasparenza per l’editoria in rete: il prestigio della testata, che fa leva sul rapporto fra edizione cartacea e edizione online; la presentazione del giornalista che firma l’articolo, con link diretto alla sua biografia; la proprietà del sito, da presentare nella pagina “Chi Siamo”, direttamente raggiungibile da tutte le pagine del sito; la pubblicazione della linea politica del giornale; la possibilità di trovare e scaricare il codice etico; la professionalità delle risorse impiegate; la disponibilità a pubblicare rettifiche, sfruttando la tempestività di intervento consentita da Internet.
“Il quotidiano online è quello che raccoglie in tempo reale, contestualmente alla pubblicazione delle sue notizie, le impressioni e le opinioni dei lettori. Un processo del farsi dell’informazione che cancella totalmente qualsiasi autorità precostituita, che sottopone a verifica costante qualsiasi affermazione, che modifica i dati del gioco mentre questo è in corso e che dà a chi legge, diventato consumatore cliente, la possibilità di accedere ad altre e altrettanto importanti fonti di informazione, tutte raccolte sotto la testata del giornale. Un giornale prodotto direttamente in forma elettronica"(1). Numerose ricerche sulle caratteristiche del pubblico dei giornali online dimostrano che Internet torna a valorizzare il testo, che si presenta come una malta per tenere insieme e organizzare l’ipertestualità e la multimedialità. Per alcuni versi, si può affermare che Internet ha riportato il giornalismo indietro, fino alle origini, e la prova giunge dalla riapertura del dibattito circa il significato della professione sotto tutti gli aspetti (tecnici, etici, contrattuali, editoriali). Si è spesso pronosticato che la diffusione dei media telematici avrebbe portato a un progressivo declino della scrittura. La stato attuale delle cose contraddice le pessimistiche previsioni. Di fatto, i media telematici hanno accresciuto le occasioni di produzione e consumo dei testi scritti innescando un processo di rinnovamento della scrittura che tende ad assumere forme nuove, tanto dal punto di vista linguistico che strutturale e informativo. La scrittura per il web si caratterizza per una certa tendenza alla commistione di tratti tipici delle modalità comunicativa, orale e scritta. La stessa si mantiene a un livello di formalità media e manifesta caratteristiche più prossime a quelle tipiche dei testi scritti che non di quelli orali. Nei testi giornalistici, esclusi alcuni articoli di costume, si evita il ricorso a forme linguistiche che puntino direttamente all’autore. L’uso di verbi alla prima persona singolare e delle relative forme pronominali è assente. Diverso è il caso dei testi di argomento tecnico, in cui la relazione tra autore e lettore può divenire linguisticamente trasparente. In questo caso, la retorica della partecipazione prevede che si impieghi sia la prima persona singolare in contrapposizione con la seconda plurale (io che scrivo – voi che leggete), sia un noi che potremmo chiamare “sinergico”(2). Va precisato, comunque, che la lingua dei quotidiani online deve molto a quella dei quotidiani cartacei ai quali, tranne rare eccezioni, sono strettamente collegati. Immediatezza, aggiornamento continuo delle informazioni, ipertestualità, chiarezza e brevità. Sono queste alcune delle caratteristiche strutturali e linguistiche specifiche del mezzo. Certo è che la necessità di scrivere e aggiornare rapidamente i pezzi determina la presenza di numerosi refusi e incoerenze linguistico-testuali che, a volte, tendono ad abbassare la percentuale di leggibilità.
Dal punto di vista dell’organizzazione della pagina, lo spazio a disposizione per presentare la notizia, contrariamente alle convinzioni comuni sulle dimensioni sconfinate del web, è molto limitato, con l’esigenza di asciugare al massimo la scrittura, finendo col proporre un’esposizione del fatto sostanzialmente coincidente con il modello delle 5 W. Soprattutto nel giornalismo italiano, tradizionalmente portato a preferire uno stile di scrittura paraletterario, il ritorno alla formula reporting rappresenta un rilevante cambio di prospettiva. Il giornalismo online preferisce notizie ancorate all’avvenimento e alla scrittura oggettiva. Il web ha fatto emergere un modello di unità di base del giornalismo, la notizia online, costruita intorno a quattro concetti principali: capacità di sintesi, precisione del fatto, chiarezza espositiva e suggestione dell’approfondimento(3).
Internet impone la brevità, senza preconcetti. Non è vero che nel web la gente cerca solo pillole d’informazione. Anzi, se c’è la qualità anche la quantità è apprezzata. Ai livelli profondi dell’ipertesto occorre un gran lavoro di sintesi e di ricerca dell’espressione più semplice e forte. È il nuovo modo di leggere che condiziona il nuovo modo di scrivere(4). Ciascuno dei generi della scrittura online (posta elettronica, sito aziendale, web-zine o web magazine, e-zine o newsletter tematica, portale, weblog) richiede competenze specifiche. Tutti, però, ne richiedono due fondamentali: costruire ipertesti e scrivere in termini visivi. Il sociologo Theodor Holm Nelson descrive l’ipertesto come una “Combinazione di un testo in linguaggio naturale con la capacità del computer di seguire interattivamente, visualizzandole in modo dinamico, le diverse ramificazioni di un testo non lineare che non può essere convenientemente stampato su di una pagina convenzionale”(5). Non è un caso che si dica costruire, e non scrivere ipertesti. Costruire, perché un testo per il web richiede una progettazione ancora più accurata di quella di un testo destinato alla stampa. Sul web il testo acquista una nuova dimensione: si espande in profondità, anziché in lunghezza. L’unità di misura non è più la pagina. I “blocchi di testo” diventano “blocchi di lettura” che, attraverso i link di collegamento, permettono al lettore di ricevere una grande quantità d’informazioni. Passare dalla scrittura lineare alla scrittura profonda e sfruttare tutte le potenzialità dell’ipertesto, non significa solo disarticolare un documento in tanti pezzi e poi riunirli, di schermata in schermata. Significa, inoltre, chiedersi chi è il lettore, cosa vuole sapere e in quale sequenza, quale priorità attribuisce alle informazioni, con quale ritmo vuole soddisfare la sua sete di conoscenza. Prima di scrivere, dunque, è necessario organizzare le informazioni su diversi livelli e collegarle per mezzo di link. Questo lavoro di progettazione e di organizzazione è il compito fondamentale dello scrittore online. In questa rivoluzione dello spazio, saper condurre il lettore nei labirinti ipertestuali, senza fargli perdere l’orientamento, significa saper coniugare libertà e rigore, irregolarità e regolarità, facendo ricorso a diverse strategie. Tra queste particolarmente importante è quella della piramide rovesciata. E’ necessario cominciare dalla conclusione, dalla notizia vera e propria, per scendere, via via, in maggiori dettagli proprio come avviene nelle prime pagine dei giornali: titolo, foto, occhiello, sommario, didascalia, inizio articolo, rimando alla pagina interna. Altrettanto importane è scrivere in termini visivi. Ancora più che sulla carta, nel web il formato è parte integrante del processo di scrittura. Testi, grafica e impaginazione vengono concepiti insieme. L’unione tra parola e immagine è una sfida intrigante per lo scrittore che, abituato a pensare in bianco e nero, deve imparare a lavorare in termini visivi: scegliere le parole pensando allo spazio in cui abiteranno, ai colori, ai caratteri, ai fondi che andranno a scolpire, al filo di memoria che riusciranno a tenere dopo tre o quattro click. La grafica studiata per il web, libera e senza canoni prestabiliti, ha sconvolto le convenzioni della grafica tradizionale, mescolando gli stili, le idee, e premiando aspetti quali la semplicità e la chiarezza, anziché l’eleganza e la distinzione(6).
Internet ha prodotto quattro mutamenti fondamentali del giornalismo. Dall’esterno, ha fatto pressione sulle redazioni rendendo disponibili informazioni dettagliate su moltissimi soggetti, persino documenti considerati non pubblicabili. Ha reso possibile una gestione degli approfondimenti facilitata dallo stoccaggio di grandi quantità di materiali informativi. Ha trasformato il peso e il numero delle notizie in una massa critica, che modifica la percezione degli avvenimenti facendoli intendere non più come singole disfunzionalità ma come problemi cronici di sistema. Il tutto, mettendo in campo reti di comunicazione che hanno aumentato le possibilità di interagire, dando facilmente voce a chi ha qualcosa da dire su specifici argomenti. Il problema chiave per un giornalista web è quello della selezione. Chi naviga su internet sosta, mediamente, su una singola pagina non più di venti secondi. Per il giornalismo online questo fenomeno si riflette sulla capacità di valutare la notizia dal punto di vista della rilevanza del fatto, dell’incisività espressiva, della sinteticità dei contenuti. Nella maggioranza delle testate, il lavoro redazionale è svolto, quasi esclusivamente, attraverso l’assemblaggio di flash d’agenzia, materiali d’archivio e rinvii alle altre risorse della rete(7). Internet rappresenta uno strumento indispensabile per il lavoro giornalistico non solo per l’offerta informativa che mette a disposizione ma, soprattutto, per la velocità con cui la fornisce. Riguardo alle fonti, anche per il web, vale la distinzione classica tra primarie e secondarie. Tutte le istituzioni hanno un proprio sito. Quelli forniti sono dati ufficiali, la cui credibilità è strettamente legata alla struttura di riferimento. La disponibilità di queste informazioni consente un lavoro di maggiore precisione e completezza. Una documentazione enorme, un grande archivio, cui il giornalista può attingere alla ricerca di elementi importanti, spesso, nascosti dietro le parole. Esistono poi i siti da considerare fonti secondarie. Privi di autorevolezza ufficiale ma portatori di notizie, indiscrezioni, tutti da vagliare e il cui utilizzo coinvolge direttamente la responsabilità di chi ne fa uso. Un esempio tipico è quello del blog o diario digitale che registra eventi in ordine cronologico. Il fenomeno, lo ricordiamo, nasce negli Stati Uniti all’inizio del 1999. In Italia si manifesta nel 2001 con la nascita di blog.it. Un anno dopo, nel mondo, si contavano quasi un milione di blogger. Dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York e con la guerra in Iraq del 2003, i blog hanno conosciuto uno sviluppo continuo perché sono diventati i luoghi in cui leggere testimonianze dirette e storie inedite. Un personal jornalism che ha visto protagonisti attivi gli stessi militari del fronte, raccontanti in diretta quanto accadeva attorno a loro(8).
Dopo aver parlato delle fonti, non si può concludere senza ricordare che un altro “problema” del giornalismo online è quello della credibilità. Steve Outing, direttore di “Conten Spotlight”, sito specializzato sulla scrittura di prodotti editoriali per il web, propone alcune regole per migliorare l’impatto sull’opinione del lettore(9). Sarebbero sette le regole di trasparenza per l’editoria in rete: il prestigio della testata, che fa leva sul rapporto fra edizione cartacea e edizione online; la presentazione del giornalista che firma l’articolo, con link diretto alla sua biografia; la proprietà del sito, da presentare nella pagina “Chi Siamo”, direttamente raggiungibile da tutte le pagine del sito; la pubblicazione della linea politica del giornale; la possibilità di trovare e scaricare il codice etico; la professionalità delle risorse impiegate; la disponibilità a pubblicare rettifiche, sfruttando la tempestività di intervento consentita da Internet.
1) Alberto Berretti – Vittorio Zambardino, Internet. Avviso ai naviganti, Donzelli, Roma 1995.
2) Ilaria Bonomi – Andrea Masini – Silvia Morgana, La Lingua Italina e i Mass Media, Carocci, Roma 2003.
3) Alberto Papuzzi, Professione Giornalista, Donzelli, Roma 2003.
4) Alessandro Lucchini, Content Management, Apogeo, Milano 2002.
5) Domenico Fiormonte – Ferdinanda Cremascoli, Manuale di scrittura, Bollati Boringhieri, Torino 1998.
6) Alessandro Lucchini, Manuale di Relazioni pubbliche, IULM – The McGraw-Hill Companies, Milano 2001.
7) Alberto Papuzzi, Professione Giornalista, Donzelli, Roma 2003.
8) Giuseppe Farinelli – Ermanno Paccagnini – Giovanni Santambrogio – Angela Ida Villa, Storia del giornalismo italiano. Dalle origini ad oggi, UTET, Torino 2004.
9) Alberto Papuzzi, Professione Giornalista, Ed. Donzelli, Roma 2003.
2) Ilaria Bonomi – Andrea Masini – Silvia Morgana, La Lingua Italina e i Mass Media, Carocci, Roma 2003.
3) Alberto Papuzzi, Professione Giornalista, Donzelli, Roma 2003.
4) Alessandro Lucchini, Content Management, Apogeo, Milano 2002.
5) Domenico Fiormonte – Ferdinanda Cremascoli, Manuale di scrittura, Bollati Boringhieri, Torino 1998.
6) Alessandro Lucchini, Manuale di Relazioni pubbliche, IULM – The McGraw-Hill Companies, Milano 2001.
7) Alberto Papuzzi, Professione Giornalista, Donzelli, Roma 2003.
8) Giuseppe Farinelli – Ermanno Paccagnini – Giovanni Santambrogio – Angela Ida Villa, Storia del giornalismo italiano. Dalle origini ad oggi, UTET, Torino 2004.
9) Alberto Papuzzi, Professione Giornalista, Ed. Donzelli, Roma 2003.
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