lunedì 28 ottobre 2013

Lettera aperta a Pier Paolo Pasolini

di Francesco Pelillo (francesco.pelillo@gmail.com)

Caro Pasolini, il rammarico più grande che provo scrivendoti è di non averti potuto conoscere da vivo. Provo un senso di frustrazione nell'averti scoperto pienamente solo ora, grazie alla tua morte, che mi fa sentire molto simile alla canaglia che ora finge di ammirarti, ben contenta di non avere più il pungolo della tua presenza tra le costole, e solo la certezza che il tuo pensiero non resterà a marcire nelle biblioteche riesce a consolarmi.
Scrivendoti, cerco quindi di smorzare il mio senso di colpa nei tuoi confronti cercando di tenere aperto il dialogo su di te, nella speranza che intellettuali ben più preparati studino, analizzino e divulghino le implicazioni che derivano dal tuo pensiero, così che dalla tua morte nascano interessi sulla tua opera, ben maggiori di quanti ne hai suscitato da vivo.
Un'altra cosa che mi sta a cuore dirti è che non intendo mitizzarti. La ragione ispiratrice di questa mia risiede unicamente nella convinzione che tu sia stato un uomo che, per circostanze della vita e qualità intellettuali, ha avuto una capacità di analisi della condizione umana che, valutando il passato, ha trasceso il presente per prefigurare un futuro che doveva allarmare l'intera società.
In questa luce valuto la tua opera, e solo dopo averla vista collocata nella giusta dimensione dagli uomini di questo immediato futuro che potrò rassegarmi all'idea che il tuo lavoro venga sepolto nelle biblioteche e nei meandri della cultura normalizzata. Sei stato l'uomo giusto apparso nel momento storico giusto per la denuncia di una situazione antropologica aberrante, e in questa tua caratteristica vedo anche la spiegazione della tua uccisione, ma quello che non voglio è che si possa pensare che con la tua scomparsa siano state eliminate tutte le possibilità di messa fuoco dei problemi che tu evidenziavi, anche se devo accettare che, come sempre, quando si elimina l'uomo che mette a fuoco ciò che non si dovrebbe, si ottiene uno slittamento nel tempo dell'azione rivoluzionaria del suo pensiero. Questo oggi è il mio maggiore assillo, perché questo slittamento potrà attenuare la forza e la validità delle tue intuizioni. La tua scomparsa, se non verrà rimpiazzata immediatamente dalla presenza di individui o gruppi di intellettuali che siano in grado di analizzare e sviluppare quanto proponevi (adottando il tuo metodo di costante analisi critica dei fatti visti da tutte le prospettive umane, sociali e politiche possibili), allora si che sarà stata utile a chi non ti voleva vivo, e questo è quello che io non voglio, anche se sono rassegnato alla perdita della tua freschezza e creatività intellettuale.
Purtroppo, devo dirti che qui la tragica farsa della tua uccisione è perfettamente riuscita. Oltre a eliminarti fisicamente, tutto è stato architettato in modo da infangare con la tua persona tutta la tua opera di denuncia, e al massimo ti si sta concedendo di rientrare nel novero degli scrittori e dei poeti, e tu sai bene come sotto la dicitura di "poeta" quanti pensatori pericolosi per il potere del loro tempo, ma innocui per i tempi che seguivano, siano stati sepolti insieme a "letterati" impiegati dell'intelletto che nulla danno all'umanità se non lo svago che la illuda di vivere degnamente.
A questo proposito, mi rammarico anche del fatto che tu per tanto tempo abbia indugiato nella forma poetico-letteraria riservata a pochi cultori, anche nel generoso sforzo della sua trasposizione cinematografica. Con l'impellenza di tutto quello che avevi da dire, mi intristisce pensare a tutti quegli anni passati così. Ma forse sono ingiusto con il tuo destino, perché ora ho la certezza che ti avrebbero ammazzato ancor prima.
Come dici tu in quell'articolo sul Corriere a proposito delle stragi: "io so i nomi dei responsabili… Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.", questo posso dire anch'io sulla tua uccisione. L'ho capito, ne sono assolutamente certo da quando ho letto i tuoi articoli "corsari". Fra quelle righe ho letto la tua condanna a morte. Fra quelle righe ho letto, per chi resta, l'ordine di continuare la tua battaglia di verità.

5 Novembre 1975

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1 commento:

  1. Purtroppo, tutti rischi di manipolazione e di oblio del suo pensiero, che paventavo a tre giorni dalla sua morte, si sono avverati...
    Il mondo è andato come hanno voluto i suoi assassinii e nessuno ha preso in mano il suo testimone. Lo sfascio di tutti i valori che voleva salvare, a cui oggi assistiamo impotenti, ci fa dubitare di tutti i miseri sforzi che facciamo per la battaglia della Verità. Però abbiamo il dovere di continuare a sperare e ad agire...

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