di Giacomo Pezzano (giacomo.pezzano@binario5.com)
La lotta a privilegi e privilegiati è partita e viene condotta senza esclusione di colpi e senza, paradossalmente, privilegiare nessuno: nessuno è escluso, ognuno deve rinunciare ai suoi privilegi in nome del bene comune o, più “sobriamente” (come va di moda), dell’interesse comune.
Di conseguenza è scattata una sorta di caccia alle streghe in cui tutti siamo un po’ streghe, una banca più di un’assicurazione, un’assicurazione più di un notaio, un notaio più di un farmacista, un farmacista più di un tassista, un tassista più di un “padroncino”, un “padroncino” più di un netturbino, a questo punto.
Difficile così capire cosa possa significare colpire i privilegiati, sottrarre privilegi a chi li possiede, se ogni interesse di categoria diventa di per sé un privilegio corporativo da estirpare o, quantomeno, da ridimensionare.
In un senso generalissimo, con “privilegio” intendiamo qualcosa o, meglio, qualcuno che è “privo” nel senso di isolato, qualcuno che vive in una condizione particolare e separata rispetto a tutti gli altri, e ciò perché privus di lex: il privilegiato è dunque qualcuno che è “privo di legge” e per questo “fuorilegge”, che vive al di fuori della legge comune, non di una qualche legge specifica, ma al di fuori dell’elemento di comunanza e reciprocità insito in ogni legge in quanto tale. Chi è immune alla legge, al di sopra della legge, al di fuori della legge, e per questo separato dagli altri, al di sopra di noi tutti.
Bene, ma con questo non andiamo molto avanti.