lunedì 15 febbraio 2010

Herbert Marcuse, "L’uomo a una dimensione"

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione

L’uomo a una dimensione è una delle opere più note di Herbert Marcuse. Scritta e pubblicata nella seconda metà degli anni Sessanta per analizzare (come recita il sottotitolo) L’ideologia della società industriale avanzata, essa conserva a tutt’oggi un’attualità che rende evidente come tale ideologia non sia sostanzialmente mutata: «l’attualità di L’uomo a una dimensione non è soltanto legata al persistere delle stesse distorsioni, nelle società industriali avanzate, che il suo autore intravide all’epoca con lucidità. E’ la storia più recente che si è incaricata di restituire al libro una inquietante presa diretta» (Luciano Gallino, Introduzione, p. XIII).
L’opera è stata scritta dal Marcuse che, emigrato negli Stati Uniti a seguito dell’ascesa del nazionalsocialismo in Germania (divenne cittadino americano nel 1940), ebbe modo di osservare l’ideologia della società industriale avanzata per eccellenza (quella statunitense), delineandone i tratti, oggi tipici di tutte le società del cosiddetto Primo Mondo. Il libro invita a riflettere sul fatto che le suddette società non rappresentino l’antitesi delle società totalitarie (contro le quali hanno combattuto la seconda guerra mondiale), ma una sorta di loro “evoluzione”; la prosecuzione, quindi, di un sistema repressivo che ha modificato i suoi modelli di dominio, così da renderli più efficaci, ad iniziare dall’inserimento, nella coscienza degli individui, della convinzione di vivere in un regime di autentica libertà (generando così una sorta di “falsa coscienza felice”). Il membro ideale e tipico della società industrialmente avanzata è, quindi, colui che è “colonizzato” nella sua coscienza dalle istanze che tale tipo di società propone/impone come necessarie, al punto tale da non avvertire i condizionamenti cui è sottoposto o, qualora li percepisse, da non riuscire né a tematizzare né, conseguentemente, ad esprimere il proprio disagio, progettando delle alternative. In tal senso egli (e come lui la società tutta) è “unidimensionale”: non riesce ad immaginare un mondo diverso da quello esistente, vive, con il suo corpo, le sue parole, i suoi ragionamenti, unicamente nella dimensione dello status quo.
Ora, è evidente che, poiché tale problematica coinvolge tutti i membri di tale società (senza alcuna distinzione, ad esempio, di ceto, di classe), il protagonista di una possibile liberazione (il cosiddetto “soggetto rivoluzionario”) non può più essere inteso in termini marxiani: «E’ questo l’aspetto socio-psicologico dell’evento politico che distingue l’epoca contemporanea: il tramonto delle forze storiche che, nella fase precedente della società industriale, parvero rappresentare la possibilità di nuove forme d’esistenza» (pp. 23-24). Il nuovo “soggetto rivoluzionario” (di una rivoluzione che ha ben poco a che vedere con quelle avvenute nella recente storia del mondo occidentale, configurandosi, essenzialmente, come una rivoluzione “coscienziale”) è dunque colui che (indipendentemente dalle sue condizioni materiali d’esistenza) risulta essere impermeabile ai modelli di dominio del “sistema” (costituendo una sorta di “spontanea resistenza”), non introiettandoli, disponendo così di una coscienza autentica, che gli consente di vivere in una “bidimensionalità” nella quale, non solo lo stauts quo non assorbe (annullandole) la fantasia, l’immaginazione, la coscienza, ma nella quale queste stesse facoltà costituiscono un costante sprone al miglioramento di quello.
(Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione, Einaudi, pp. 260, € 18,00)

Razionale è l’immaginazione che può diventare l’a priori della ricostruzione e del riorientamento dell’apparato produttivo, in vista di una esistenza pacifica, di una vita senza paura. E questa non può mai essere l’immaginazione di coloro che sono posseduti dalle immagini di dominio e di morte.
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione

("Periodico Italiano webmagazine", 11/02/2010)

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