di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)
Recentemente mi è stato chiesto un parere di lettura su un testo di critica filosofica, ho accettato per il rapporto amichevole con l'autore, ma la cosa mi è pesata poiché non mi sento (più) adatto (ammesso che in passato lo fossi) a fornire pareri del genere, ovvero su testi in cui la critica filosofica è preponderante rispetto alla parte filosofica vera e propria, testi in cui la formulazione di una proposta filosofica è necessariamente basata su una precedente opera di critica. Sono ben consapevole che questa sia la tendenza accademica (e non) odierna (diventata dominante nell'ultimo secolo), dalla quale a volte si tenta di prendere le distanze dicendo cose eccentriche, di maniera, compiendo l'errore speculare uguale e contrario, e sono quindi ben consapevole di trovarmi in una posizione di minoranza.
Recentemente mi è stato chiesto un parere di lettura su un testo di critica filosofica, ho accettato per il rapporto amichevole con l'autore, ma la cosa mi è pesata poiché non mi sento (più) adatto (ammesso che in passato lo fossi) a fornire pareri del genere, ovvero su testi in cui la critica filosofica è preponderante rispetto alla parte filosofica vera e propria, testi in cui la formulazione di una proposta filosofica è necessariamente basata su una precedente opera di critica. Sono ben consapevole che questa sia la tendenza accademica (e non) odierna (diventata dominante nell'ultimo secolo), dalla quale a volte si tenta di prendere le distanze dicendo cose eccentriche, di maniera, compiendo l'errore speculare uguale e contrario, e sono quindi ben consapevole di trovarmi in una posizione di minoranza.
Ad ogni modo, riporto qui di seguito l'estratto di alcune annotazioni contenute in quel mio parere, perché credo che indichino dei temi sui quali sia interessante riflettere.
I. Definirei bene i concetti ai quali ci si riferisce prima di iniziare a lavorarci ma attenzione, non tanto dicendo cosa quei termini abbiano rappresentato per Tizio e Caio, bensì cosa rappresentino per chi scrive, adesso, nell'economia del suo discorso.