martedì 31 gennaio 2023

Uccidere in nome di Dio

di Fulvio Sguerso (fulviosguerso@libero.it) 

E’ mai possibile morire a ventidue anni per una ciocca di neri capelli sfuggita al suo hijàb (il velo islamico)? Sì, è possibile; è proprio quello che è avvenuto a Mahsa Amini, la giovane curda presa in custodia (?) dalla polizia morale dello Stato teocratico di Teheran, il 16 settembre scorso e deceduta in carcere in seguito alle bastonature inflittele dalla suddetta polizia. Polizia morale? E che cosa fa? Vigila sulla moralità degli iraniani? E’ una specie di squadra del buon costume governativa con facoltà di arrestare e uccidere? Più precisamente, si tratta di un corpo delle forze dell’ordine di quella Repubblica islamica istituito nel 2005 con il compito di controllare e, se necessario,  arrestare le persone che trasgrediscono il codice che regola il modo di vestire delle donne, obbligate a coprirsi i capelli con un hijab e indossare abiti lunghi che nascondano tutto il loro corpo.

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