di Fulvio Baldoino (baldoinofulvio@gmail.com)
Una sentenza che è la smentita di un'illusione. Mordo Nahum, il greco de La tregua, il romanzo-memoria di Primo Levi che ha il ruolo di io narrante nel viaggio che lo riporta a casa da Auschwitz, la cala come una sciabolata dall'alto della sua cinica e sincera filosofia della sopravvivenza, di constatare le cose e gli eventi ed adattarsi al mondo guardandolo per quello che è, che è sempre stato.
Si finge di non saperlo, per potersi dare una giustificazione, perché diversamente si dovrebbe accettare la scomparsa dell'uomo e della storia. Cosa che, a quanto pare, sembra un prezzo troppo alto da pagare alla verità.