domenica 31 maggio 2020

Appunti sparsi

di Antonio Mariani (ippovitamina@yahoo.it)

Nel mezzo del cammin di nostra vita (anche più) sono arrivato alla conclusione che l'intelligenza
coincida con il coraggio.
È un coraggio particolare o meglio una forma del coraggio che non prevede performance fisiche o il rischio della vita (almeno non sempre e non direttamente).
È il coraggio, notato in tutte le persone intelligenti, di organizzare il pensiero in forma autonoma.
Si fa presto a dire "autonoma"... il pensiero degli uomini è largamente collettivo ed il pensiero di ciascuno deve fare i conti con quello degli altri, fossero anche i migliori ed i più evoluti, deve fare i conti con i pensieri dominanti i quali, se non vi aderisce, lo escludono relegandolo ad una condizione subumana (tanto l'essere umano è gregario per natura).
Il pensiero intelligente si sporge sull'abisso non solo per un attimo fugace (che per un attimo a tutti è capitato), ma per il tempo necessario affinchè l'abisso parli.
Non c'è da immaginarsi abissi alla sturm und drung o allucinazioni da film gotico ma... l'abisso che circonda, appena un millimetro oltre, le cose più banali, quelle definite stra-ovvie, al limite, stupide!
Prova a mantenere l'attenzione su un orologio osservando la lancetta dei minuti per un banale, stupidissimo minuto e poi se ci riesci (è in realtà difficilissimo) prova a chiederti cosa è successo veramente, dove sono davvero finiti quei secondi trascorsi e se davvero sono trascorsi e se tu abbia osservato il vero scorrere del tempo o solo una stanghetta di ferro che si muoveva.
Vedrai un abisso, ti spaventerai, vedrai crollare la cosa più ovvia che esista: il passaggio di un minuto, vedrai insinuarsi un dubbio sottile che ti escluderà dal pensiero comune e quotidiano, tanto utile per sopravvivere e per sentirsi parte di un gruppo umano.
Ecco, se seguirai quel dubbio e perderai la giornata a contemplare quel mistero, se nei giorni e mesi successivi ti occuperai ancora, ogni tanto, di quella sensazione inquietante cercando di tenere a bada la paura che ti mette, ecco, io dico che tu sei intelligente, cioè che la paura di perderti completamente, la paura della follia e dell'esclusione non ti ha abbattuto, non ti ha fermato.
Questo, per me, si chiama anche coraggio.
Guardare il mondo come lo guarderebbe un cane, per esempio.

***

Il linguaggio serve appena per capirsi nelle cose quotidiane e spesso nemmeno ci riesce, non appena si raggiungono cose più interiori, per parlarne, il linguaggio si sconnette, si destruttura... si libera e sembra impazzire. Appare il linguaggio poetico in questo morire del linguaggio. Più a fondo ancora il linguaggio diventa inservibile, muto... quello è il mondo dell'incredibile, del terrore e della grazia, della misericordia e della crudeltà, della sapienza e della follia, di tutto quello che davvero cerchiamo: la realtà!

***

Non sono libero ma sono letteralmente composto di libertà.
I miei quark, liberi, immortali, non locali, senza tempo e spazio, temporaneamente configurati in quello che chiamo "io", quando non ci sarò più avranno il "liberi tutti" e se ne andranno in nuove configurazioni, eterni, liberi, fuori dal tempo e dallo spazio.
Li invidio, ma spero che porteranno memoria di me in quello che diventeranno, spero che porteranno all'eternità la mia piccola preghiera di essere mortale, di momentaneo accidente schiavo dell'illusione del tempo.
Almeno la mia preghiera.






















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