di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)
Si pubblica di seguito un estratto del volume ebook: F. Sollazzo, Tra totalitarismo e democrazia. La funzione pubblica dell'etica, Nuova edizione (coll. Pratica filosofica), Kkien Publishing International, Gorgonzola (MI) 2015.
Nuova introduzione
Perché pubblicare questo lavoro, la Tesi di Dottorato in Filosofia presentata presso l’Università Roma Tre, a distanza di qualche anno dalla sua discussione? Le ragioni sono sostanzialmente due.
La prima, più propriamente scientifica, è perché in quest’opera vengono affronati i più recenti temi e autori (in particolare di provenienza continentale) della filosofia morale e della filosofia politica, contribuendo così a delinearne un chiaro ed approfondito profilo e favorendone un ulteriore approfondimento grazie alla bibliografia ragionata presente al termine del volume, che per questa pubblicazione è stata ampliata potendo così rappresentare un punto di riferimento per lo studente e di confronto per lo studioso.
La seconda, è che il tema di fondo della parte propositiva di questo lavoro consiste nell’identitificazione di quella che in queste pagine cerco di definire come una nuova forma di totalitarismo post-totalitario. Ovvero, un sistema coordinato e unificato da una forma di razionalità impersonale, che ritengo essere la razionalità strumentale, tipica della forma più avanzata della società occidentale, ergo una problematica che attraversa da cima a fondo le democrazie occidentali liberali. Si può discutere su come definire tale fenomeno, ovvero se il termine di nuovo totalitarismo o totalitarismo post-totalitario sia adeguato o meno, ma non credo si possa mettere in questione la presenza del fenomeno in sé che quindi, per la rilevanza che ha, necessita di essere interpretato e decifrato come una vera e propria, nuova, categoria filosofica.
Si badi, a scanso di equivoci, che con questo non si sta auspicando, quale possibile via di fuga, un ritorno al passato. Sia perché, concettualmente, il mito dell’età dell’oro è reazionario, come tutti i miti. Sia perché, praticamente, i risultati del passato appaiono obsoleti di fronte all’attuale livello di sviluppo intellettuale e materiale, quando non anche viziati nel merito. L’intento è invece quello di decifrare la struttura pratico-operativa e ontologica della società occidentale. Operazione preliminare che si pone come una conditio sine qua non sia per poter andare in cerca di una possibile soluzione ai suoi mali, fermo restando che rimane aperta la questione della migliorabilità, intesa come trascendimento, o della definitiva ipostatizzazione dell’esistente, sia per poter lucidamente analizzare cosa accada nella sua ibridazione con altri modelli, sostanzialmente provenienti dal passato (come oggi accade emblematicamente in realtà quali, ad es., la Russia e ancor più la Cina).
Si badi, a scanso di equivoci, che con questo non si sta auspicando, quale possibile via di fuga, un ritorno al passato. Sia perché, concettualmente, il mito dell’età dell’oro è reazionario, come tutti i miti. Sia perché, praticamente, i risultati del passato appaiono obsoleti di fronte all’attuale livello di sviluppo intellettuale e materiale, quando non anche viziati nel merito. L’intento è invece quello di decifrare la struttura pratico-operativa e ontologica della società occidentale. Operazione preliminare che si pone come una conditio sine qua non sia per poter andare in cerca di una possibile soluzione ai suoi mali, fermo restando che rimane aperta la questione della migliorabilità, intesa come trascendimento, o della definitiva ipostatizzazione dell’esistente, sia per poter lucidamente analizzare cosa accada nella sua ibridazione con altri modelli, sostanzialmente provenienti dal passato (come oggi accade emblematicamente in realtà quali, ad es., la Russia e ancor più la Cina).
Come sintesi filosofica di tale prospettiva, ritengo essere utile un mio recente articolo che, come ulteriore arricchimento del volume in occasione della presente pubblicazione, ripropongo qui di seguito.
Quarta di copertina
La prospettiva in cui in questo libro vengono lette le categorie di totalitarismo e di democrazia, vuole essere alternativa sia ad una rappresentazione esclusivamente storico-politica dei termini, che li ridurrebbe a mere e schematiche formalità procedurali, sia ad una loro rappresentazione in termini metafisico-mistico-spiritualistici, che ne farebbe categorie tutte interiori all’individuo fino al limite parossistico di poterle definire solo come un qualcosa di extra-mondano.
Si cercherà invece di restituire tali termini come vere e proprie categorie filosofiche depositarie di un’essenza che si manifesta in particolari rapporti storico-sociali ma che non coincide con una forma univoca e cristallizzata degli stessi.
Questa prospettiva risulta essenziale per non fare di fenomeni storici meri codici procedurali, rendendoli così etichette indifferenti al loro effettivo contenuto, anziché estrarre dalla loro forma d’attuazione pratica il loro significato teorico.
L’etica costituisce la bussola tramite la quale poter condurre una simile operazione, con ripercussioni anche sulla politica partitica ed istituzionale. E poiché al variare di tali posizioni derivano fenomeni storico-politico-sociali di genere diverso, un’etica che sia pubblica è l’unica bussola che possa orientare il darsi di quei fenomeni. Per questo una sezione del presente testo è dedicata alla mappatura delle più recenti tematizzazioni nell’ambito delle cosiddette etiche applicate: dal movimento di riabilitazione della filosofia pratica alla disputa tra liberalismo e comunitarismo, rispetto alla quale il neocontrattualismo sembra poter fungere da strumento di mediazione, dal movimento dell’etica della (co)responsabilità a quello dell’apertura all’alterità.
Una proposta di pacificazione sociale, che l’attualità ci dimostra essere sempre più urgente, è il punto conclusivo di questo testo. A tal fine, si tenterà la definizione di una costituzione antropologica basilare (pertanto universale, fintantoché eventualmente non muterà la configurazione dell’uomo), definendola con la formula di “antropologia essenziale”, grazie alla quale poter integrare l’analisi ontogenetica con quella filogenetica. I processi di modernizzazione (in particolar modo la globalizzazione), nei quali sono insite molteplici tematiche di carattere etico, politico e giuridico, saranno così inquadrati in una prospettiva in grado di dar conto delle dinamiche sociali, senza per questo perdere di vista l’individuo, essendovi una prospettiva antropologica a fondamento di quella sociologica.
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