di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)
Quello di Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo (Scepsi & Mattana, 107 pp.) è un libro che riguarda tutti e ciascuno, essendo un libro sul periodo in cui ci è dato vivere, a proposito del quale l’autore (e chi scrive concorda) non ha dubbi: si tratta di un periodo di decadenza.
L’autore avvisa il lettore che tre delle sue prose sono strettamente legate a tre grandi della letteratura: Franz Kafka, La Legge in città, Paul Eluard, Rovesciando e Walter Benjamin, L’impianto del porco. Certamente quelle prose sono debitrici a quegli autori, anzi, direi che le tracce di tali autori si trovano sparse un po’ in tutto il libro, originando delle “riscritture” (come le chiama Hoxhvogli, rifacendosi a Novalis «Il vero lettore deve essere l’autore ampliato») di sicuro interesse. Tuttavia, gli autori e i testi che personalmente mi sono venuti incontro leggendo Introduzione al mondo sono il Theodor Adorno della Dialettica dell’illuminismo (scritta con Max Horkheimer) e di Minima Moralia e il Pier Paolo Pasolini di Petrolio. Hoxhvogli infatti ricorda la Dialettica dell’illuminismo per la valenza del frammento, non a caso il sottotitolo di quella è Frammenti filosofici. Gli indizi della natura di un’età appaiono infatti sotto forma di frammenti, e le prose che compongono il libro, dell’autore nato Tirana e cresciuto in Italia, sono, appunto, frammenti. Così come solo la sensibilità individuale può coglierli, altrettanto, solo la riflessione individuale può costruire a partire da essi un quadro più ampio. Il collegamento con Minima Moralia deriva invece dal contenuto dell’opera, il sottotitolo di quella recita Meditazioni sulla vita offesa. Proprio quel particolare tipo di offesa che in questo libro caratterizza la decadenza di questa età dell’uomo. La prosa di Hoxhvogli ha uno stile metaforico-allegorico, pur nascendo dall’osservazione della realtà (forse arricchita con qualche riferimento biografico) che vuole restituire. Ne deriva un tentativo di rendere la realtà in termini quasi mitici, senza con ciò allontanarsene ma al contrario penetrandola più in profondità. Questo richiama alla mente quell’insuperata (benché incompiuta) opera di proiezione del mito sulla realtà, la creazione di una sorta di epica contemporanea, che è il Petrolio di Pasolini.
Quello di Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo (Scepsi & Mattana, 107 pp.) è un libro che riguarda tutti e ciascuno, essendo un libro sul periodo in cui ci è dato vivere, a proposito del quale l’autore (e chi scrive concorda) non ha dubbi: si tratta di un periodo di decadenza.
L’autore avvisa il lettore che tre delle sue prose sono strettamente legate a tre grandi della letteratura: Franz Kafka, La Legge in città, Paul Eluard, Rovesciando e Walter Benjamin, L’impianto del porco. Certamente quelle prose sono debitrici a quegli autori, anzi, direi che le tracce di tali autori si trovano sparse un po’ in tutto il libro, originando delle “riscritture” (come le chiama Hoxhvogli, rifacendosi a Novalis «Il vero lettore deve essere l’autore ampliato») di sicuro interesse. Tuttavia, gli autori e i testi che personalmente mi sono venuti incontro leggendo Introduzione al mondo sono il Theodor Adorno della Dialettica dell’illuminismo (scritta con Max Horkheimer) e di Minima Moralia e il Pier Paolo Pasolini di Petrolio. Hoxhvogli infatti ricorda la Dialettica dell’illuminismo per la valenza del frammento, non a caso il sottotitolo di quella è Frammenti filosofici. Gli indizi della natura di un’età appaiono infatti sotto forma di frammenti, e le prose che compongono il libro, dell’autore nato Tirana e cresciuto in Italia, sono, appunto, frammenti. Così come solo la sensibilità individuale può coglierli, altrettanto, solo la riflessione individuale può costruire a partire da essi un quadro più ampio. Il collegamento con Minima Moralia deriva invece dal contenuto dell’opera, il sottotitolo di quella recita Meditazioni sulla vita offesa. Proprio quel particolare tipo di offesa che in questo libro caratterizza la decadenza di questa età dell’uomo. La prosa di Hoxhvogli ha uno stile metaforico-allegorico, pur nascendo dall’osservazione della realtà (forse arricchita con qualche riferimento biografico) che vuole restituire. Ne deriva un tentativo di rendere la realtà in termini quasi mitici, senza con ciò allontanarsene ma al contrario penetrandola più in profondità. Questo richiama alla mente quell’insuperata (benché incompiuta) opera di proiezione del mito sulla realtà, la creazione di una sorta di epica contemporanea, che è il Petrolio di Pasolini.