mercoledì 30 novembre 2022

Guerra mediatica e guerra globale nell'epoca della postverità

di Fulvio Sguerso (fulviosguerso@libero.it)

(Si pubblica di seguito l'intervento tenuto da Fulvio Sguerso al convegno "Testimonianza e testimoni", tenutosi on line nel giugno 2022.) 

Se anche in tempo di (relativa) pace le tecniche della manipolazione psicologica e della propaganda vengono continuamente e impunemente adoperate nell’agone politico, e non solo – basti pensare all’impiego delle tecniche di persuasione in campo giudiziario, commerciale e aziendale e all’importanza che aveva l’arte retorica, cioè del persuadere indipendentemente dal giusto o dall’ingiusto, per i  sofisti nella Grecia del V secolo – si può ben comprendere la verità dello slogan (mi si passi il bisticcio): “La prima vittima di ogni guerra è la verità”. Questo slogan, coniato da Eschilo e riproposto dal senatore statunitense Hiram Johnson nel 1917, dà comunque per certo che una verità esista e che la verità prevalga in tempo di pace. Ma è proprio questo il problema: esiste una sola verità o ne esistono molte, anzi: una, nessuna e centomila come nel romanzo di Pirandello? Il quale sembra ispirarsi al sofista Protagora, secondo cui tutto dipende dal parere di ciascuno: “Come sembra a me, tale  è per me e come sembra a te, tale è per te” (cfr. Così è, se vi pare). Per l’autore dei Lògoi kataballontes  “di tutte le cose è misura l’uomo, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono”; siamo qui in presenza di un relativismo e soggettivismo assoluti: la realtà in sé è inconoscibile, ma ognuno, nella varietà e molteplicità dei suoi stati sensoriali e mentali, determina l’essenza delle cose. Ne deriva che nessuno può affermare il falso, dal momento che quello che sembra a ciascuno nel  qui e nell’ora è certo; ne consegue anche che qualsiasi argomento può essere considerato da due punti di vista contrapposti ma entrambi veri: “La materia è fluttuante, e fluendo essa ininterrottamente si verificano aggiunte al posto delle perdite e le sensazioni mutano e variano secondo l’età e secondo le costituzioni del corpo di ciascuno”. Sembra di leggere Nietzsche; per il quale, come è noto, non ci sono fatti ma solo interpretazioni, che è l’assioma su cui si basa il cosiddetto “pensiero debole” postmoderno di Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti.