di Pietro Paolo Piredda (pietropaolo.piredda@istruzione.it; II di 2)
II parte: Origine e sviluppo della civiltà repressa
Per capire questa dialettica di costruzione e distruzione della civiltà è bene vedere la connessione tra la psicologia individuale e la teoria della civiltà in Freud (Il disagio della civiltà).
La ricerca delle origini della repressione ci riporta all’origine della repressione degli istinti, che ha luogo durante la prima infanzia. (…) È nel bambino che il principio della realtà compie la sua opera (p. 96).
Marcuse in questa seconda parte usa le suggestive immagini e analisi di Freud sulla nascita della civiltà : il “padre primordiale” che domina l’“orda primitivorum” e quella del “clan fraterno”. E’ chiaro che l’analisi di Freud non sia scientificamente dimostrabile, ma Marcuse ne assume il valore simbolico:
Se l’ipotesi di Freud non è confermata da alcuna prova antropologica, essa dovrebbe essere scartata in pieno salvo il fatto che condensa (…), la dialettica storica del dominio, e in questo modo getta luce su aspetti della civiltà ancora inspiegati. Noi usiamo la speculazione antropologica di Freud solo in questo senso: per il suo valore simbolico (p. 100).
Nella teoria di Freud tutti gli atteggiamenti infantili non sono altro che il ripresentarsi di espressioni della specie. La matura civiltà di oggi è regolata dalla immaturità psichica arcaica e il materiale represso ritorna sempre; l’individuo è continuamente punito per azioni mai commesse.
Il primo gruppo umano fu governato da un solo individuo che si impose a tutti; dal suo dominio nacque l’organizzazione sociale: è il ‘padre primordiale’. Segno del suo potere è il monopolio della donna, considerato piacere supremo; l’orda primitivorum è sottomessa a questo potere. Questo monopolio rappresenta la distribuzione ineguale del piacere e della sofferenza ma chi non sottostà a questo dominio è ucciso, castrato o esiliato.
Reprimere il piacere è essenziale per tenere in vita questa società, dominarla. Il lavoro per portar avanti l’orda era affidato ai figli che:
in seguito alla loro esclusione dal piacere, riservato al padre, erano diventati “liberi” di incanalare le energie istintuali in attività penose, ma necessarie (p. 101).