di Giacomo Pezzano (giacomo.pezzano@binario5.com; II di 3)
2. Pesci fuor d’acqua: l’uomo e l’«Als»
L’uomo è così un «environment designer» (Clark 1998: 191), vero e proprio «progettista disegnatore di ambienti» e architetto, è «weltbildend» (cfr. Heidegger 1992) e «world builder» o «world maker» (cfr. Goodman 2008)[1]. Ciò significa almeno che la creatività i) va intesa come capacità di andare al di là del dato, della semplice presenza immediata del dato, capacità di transitare ad altro facendo transitare la realtà presente ad altro; ii) va concepita in termini relazionali, perché per creare occorre com-prendere[2], cogliere connessioni e rapporti tra le cose, vedere nelle connessioni presenti la possibilità di connessioni diverse future – tale capacità è capacità specificamente umana (cfr. anche Chiurazzi 2011(a): 58 s.; 2011(b): 64-66); iii) è modale, perché c’è un mondo per ogni diverso modo di combinare e costruire dei sistemi simbolici, il mondo dipende dal modo, è sempre e comunque mo(n)do[3], tanto che «il fabbricare mondi inizia con una versione e finisce con un’altra» (ivi: 114). Pertanto, l’uomo è animale i) «symbolicum»[4], ii) temporale e dunque storico-ermeneutico, iii) potenziale-modale (tre aspetti – quasi tre ipostasi – di un’unica realtà)[5]. Senza dimenticare: l’uomo non può creare mai dal nulla, il dato superato è comunque esistente, le connessioni colte lo sono tra qualcosa di dato, la configurazione di un mo(n)do parte sempre «da mondi già a disposizione; il fare è un rifare» (Goodman 2008: 7), dunque avviene «non dal nulla, dopo tutto, ma da altri mondi» (ibidem).