sabato 18 dicembre 2010

Presentazione de "Tra totalitarismo e democrazia: la funzione pubblica dell'etica"

Venerdì, 7 Gennaio '11
ore 18.30
Libreria Rinascita
Via Savoia, 30, Roma
Presentazione del volume e-book
(Tesi di PhD in "Filosofia e Teoria delle Scienze Umane")


Federico Sollazzo,
Tra totalitarismo e democrazia: la funzione pubblica dell'etica

Introduce, Miriam Iacomini (Dottore di Ricerca in "Filosofia e Teoria delle Scienze Umane")
Interviene l'Autore, Federico Sollazzo

Nuova edizione: Federico Sollazzo, Tra totalitarismo e democrazia. La funzione pubblica dell'etica, (coll. Pratica filosofica), Kkien Publishing International, Gorgonzola (MI) 2015.
Ebook scaricabile QUI
 
Patrocinio: "l'EstroVerso" lestroverso.it

(Dall'Introduzione)

Il concetto di totalitarismo richiama ineluttabilmente quello del suo, almeno apparente, opposto: la democrazia; sicché, il ragionamento sull’uno apparirebbe menomato senza quello sull’altra. A sua volta, la riflessione sulla democrazia apre il campo alle più recenti argomentazioni etiche, volte alla ricerca di una pacifica, armoniosa e soddisfacente convivenza umana, al punto tale che il passaggio dall’analisi dell’una (la democrazia) a quella delle altre (le nuove correnti etiche), appare come la declinazione dello stesso discorso, quello sulla convivenza umana, nei suoi due complementari versanti: quello politico e quello morale. Questo percorso fatto di categorie concettuali necessariamente inanellate le une alle altre, confluisce infine in una proposta filosofica, sinteticamente definibile con la formula di “sintesi disgiuntiva”, tesa all’individuazione di un possibile percorso di pacificazione sociale, basato su di una “moralità minima condivisibile”, affondante le sue radici nella biologia umana e nelle emozioni.

(Dalla recensione di Miriam Iacomini)

Come l’autore ci ricorda, l’esprienza disumanizzante del totalitarismo impone la riconquista di una nuova dimensione del pensiero obbligandoci “a trascendere le (...) limitazioni individuali, l’isolamento, la solitudine, in direzione del riconoscimento della presenza degli altri”.

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lunedì 13 dicembre 2010

La filosofia e la società tecnologica avanzata

Seminari di Filosofia
La filosofia e la società tecnologica avanzata

Programma

Antropologia e tecnica in Arnold Gehlen
Martedì, 21 Dicembre ’10, ore 18.30

La questione della tecnica in Martin Heidegger
Martedì, 28 Dicembre ‘10, ore 18.30

Neutralità della tecnica e (ri)orientamento della tecnologia in Herbert Marcuse
Martedì, 4 Gennaio ’11, ore 18.30

Relatore, Federico Sollazzo
(Curatore di “CriticaMente” costruttiva-mente.blogspot.com ;
Dottore di Ricerca in “Filosofia e Teoria delle Scienze Umane”, Università Roma Tre;
Ricercatore di Filosofia Morale e Lettore, Università di Szeged – Ungheria – )

Libreria Rinascita Caffè,
Via Gasperina, 161
Roma

Ingresso libero

Patrocinio: “l’EstroVerso” lestroverso.it

Presentazione
di Federico Sollazzo

Consapevoli o meno, un certo tipo di modernità continua ad avanzare, rimodellandosi costantemente così da potersi insinuare in ogni spazio, fisico ed esistenziale.
Sia che la si voglia accettare, sia che la si voglia rifiutare, sia che si voglia operare una scelta selettiva, è preliminarmente necessario comprenderne la natura, ormai legata a filo doppio con la tecnica, o meglio, con un certo tipo di tecnologia, al punto tale che ormai la storia della società non si configura più come storia dell’uomo, ma come storia della tecnologia, rispetto alla quale l’uomo appare come un mero accessorio.

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lunedì 6 dicembre 2010

Tra totalitarismo e democrazia

di Luigi Carotenuto (luigicarotenuto@live.it)

http://www.kkienpublishing.it/wpcproduct/tra-totalitarismo-e-democrazia-federico-sollazzo/
Federico Sollazzo, Tra totalitarismo e democrazia. La funzione pubblica dell'etica, Nuova edizione (coll. Pratica filosofica), Kkien Publishing International, Gorgonzola (MI) 2015
Ebook scaricabile QUI

Come premessa al saggio di Federico Sollazzo, mi torna in mente una dichiarazione del regista Robert Bresson, in occasione dell'uscita del suo penultimo film, forse il più estremo, Le diable probablement: «Mi ha spinto a fare questo film lo sperpero che si fa di tutto, in questa civiltà di massa dove presto l'individuo non esisterà più. Questa immensa impresa di demolizione, dove noi periremo laddove abbiamo creduto di vivere, la si deve anche all'incredibile indifferenza di tutti, esclusi certi giovani d'oggi tra i più lucidi». Era il 1977 e il protagonista di quella pellicola, un giovane, muoveva il suo atto di accusa a una società già fortemente influenzata dalla nuova tecnologia e dalle sovrastrutture politico-sociali.
Oggi, Federico Sollazzo, ci propone un saggio critico fortemente lucido, forse mosso, anche inconsciamente, da ragioni simili a quelle del famoso cineasta, certo con la fiducia di chi crede nella filosofia non solo come mero strumento indagatore, speculativo, ma come mezzo per attuare cambiamenti sociali profondi e tangibili. Anche se, «Il mondo non ha mai ascoltato i suoi filosofi, le loro geremiadi», sentenzia Bauman, e, altrove sostiene che «non esistono soluzioni locali a problemi globali». In questo lavoro, Sollazzo tiene i fili di un serrato, rovente dialogo tra pensatori moderni e antichi, leit motiv il logos, bistrattato, strumentalizzato, usato spesso esclusivamente per brama di potere dall'uomo (come rileva Jonas citando l'Antigone sofocleo: «molte ha la vita forze tremende; eppure più dell'uomo nulla, vedi, è tremendo»). Un testo, (nello specifico, Tesi di Dottorato in “Filosofia e Teoria delle Scienze Umane”), che, come lo stesso autore tiene a precisare nell'introduzione, nasce da una prima ricerca riguardante il concetto di totalitarismo, andata ampliandosi man mano che il magma concettuale si apriva ad altre riflessioni, tutte comunque indirizzate alle umane sorti. Muovendosi, nella prima parte, soprattutto dalle considerazioni della Arendt e degli esponenti della Scuola di Francoforte, il testo si sofferma (ed è uno degli aspetti più interessanti) sulla crisi della ragione individuale prodotta dai governi totalitari che sfocia fino al tragico genocidio nazista. In ogni stato totalitario, sorretto sempre da ideologie asservite al sistema e create appositamente dallo stesso, si attua un processo di disumanizzazione e “desublimazione” dell'arte, il linguaggio si oggettivizza e via via prende forma quell'”uomo a una dimensione” descritto da Marcuse nel quale anche «la parola diventa cliché». Principale scudo di difesa il pensiero («Il pensare è già di per sé un segno di resistenza che sta ad indicare l'impegno a non lasciarsi più ingannare», Horkheimer); interrogativi inquietanti, come quello, per noi contemporanei, di trovarci nuovamente in un regime assolutizzante, tirannico, oltre alla messa in visione dei rischi che comporta la democrazia, molto spesso nome che maschera un sistema oligarchico, per nulla garante di equità dove l'apatia politica “indotta” è un modo per agire indisturbati. Difatti il cittadino viene “educato” a utilizzare il proprio voto soltanto come merce di scambio, nella logica del do ut des già denunciata nell'Ottocento da Tocqueville. Sollazzo insiste, come argine a questa deriva critica, su una filosofia pratica e una conciliazione tra ethos e logos, dato che, come sostenuto da Habermas, sempre più la vita privata si pubblicizza mentre la sfera pubblica si fa intima, segregandosi (e in proposito viene citato il bellissimo libro di Elias Canetti, Massa e potere). Inoltre, i luoghi detentori di cultura, quali università, musei, teatri, dovrebbero farsi voce, cassa di risonanza, della coscienza etico-civile laddove viene a mancare un'autocoscienza collettiva, per sfuggire a quella cultura industriale che annulla ogni capacità immaginativa e irrigidisce gli stili di vita.
L'autore, infine, dopo aver preso in esame i concetti di totalitarismo, democrazia e le varie possibili etiche pubbliche, nell'ultimo capitolo considera, senza illusorie concessioni utopistiche, le prospettive di una possibile pacificazione sociale. Qui parte dal “conosci te stesso” socratico per sottolineare come l'uomo moderno e contemporaneo sia il punto focale affinché non si riducano le questioni precedentemente trattate in banali semplificazioni. Si deve comprendere tutta la problematicità dell'uomo d'oggi e da qui partire per un atteggiamento risolutivo che tenga conto però di ogni contesto (e perfino di ogni uomo, come sottolinea Sollazzo a conclusione del suo lavoro) e cominci sul serio un processo di scambio tra culture differenti, nel reciproco rispetto delle proprie peculiarità che le rendono uniche e allo stesso tempo universali.

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mercoledì 1 dicembre 2010

La poesia “pagana” di Yves Bergeret

di Francesco Barresi (ruutura@hotmail.it)

Parole, natura, uomo: una triade felice di Yves Bergeret, poeta francese e instancabile esploratore del mondo che ha esordito con varie pubblicazioni, in prosa e poesia, negli ultimi tempi, rivelandosi una novità emergente per le sue sperimentazioni poetiche.
Le sue recenti pubblicazioni contano opere come Si la montagne parle (Voix d’encre, Montélimar 2004), Montagne e parola (Gangemi, Roma 2005), La Maison des peintres de Koyo (Voix d’encre, Montélimar 2007), Il mare parla/La mer parle (“I Quaderni di Leggerete”, 2007, a cura di Biagio Guerrera e Giovanni Miraglia), confermando la sua attitudine al confronto con il paesaggio, e in particolar modo con quello montano; la montagna è infatti un privilegiato luogo delle sue mete e della sua ricerca poetica. Spesso i suoi viaggi prevedono performances particolari, servendosi della collaborazione di musicisti per valorizzare il significato evocativo della sua poesia, una felice comunione che sembra riproporre gli antichi rituali primitivi con cui si celebravano le forze della natura. Una semplice lettura a tavolino dei suoi testi sarebbe riduttiva perché la poesia di Bergeret non è fatta per essere letta e consumata nei luoghi dell’anima ma per essere esibita in ampi spazi aperti, per ristabilire un dialogo antico tra la natura e l’uomo in una ricerca inesauribile di tutte le forze primordiali del mondo e dell’uomo, riproponendo una sacralità antica con il veicolo della poesia. È un poeta che ha viaggiato molto (Mali, Cipro, Guyana, Martinica, Sahel): la sua professione di fede nella poesia lo pone come ricercatore in vari luoghi del mondo e tra questi la Sicilia, dove ha collaborato con il ceramista di Caltagirone Andrea Branciforti e, a Noto, con gli artisti Pia Scornavacca e Carlo Sapuppo. Il felice incontro con la ricca civiltà siciliana ha prodotto il suo “Poema dell’Etna”, un lungo componimento e insieme una celebrazione del grande vulcano, in cui Bergeret da prova della sua langue espanse, in una ricerca poetica in cui tutti i segni dello spazio appartengono alla lingua, quindi in un approccio teorico e pratico vissuto all’insegna di una forte relazione con il mondo.
La sua è una liturgia atea, contemporanea, pagana, che valorizza la natura come luogo sacrificale per la sua poesia e come unica deità da venerare, affinché le sue parole possano rivelare l’energia intrinseca e dimenticata della natura con l’ausilio della musica e in particolare degli strumenti a percussione. Proprio per questo Bergeret definisce la sua poesia “geologica”, perché la sua ricerca poetica mira a riproporre un’unità originaria tra la terra e il cielo, tra le forze primordiali della natura e la forza evocativa delle sua poesia-liturgia, come ben dimostra l’interpretazione metaforica dell’Etna. «Il vulcano – afferma Bergeret – è la violenza dell’origine, come se il dito di Dio si fosse impresso nella terra e la terra avesse cercato di trattenerlo e da qui è nato l’Etna, una forza di distruzione non pacificata come l’uomo che abita le sue pendici, tra lo stupore dei suoi fiotti di lava e la paura di una distruzione imminente». “Persona che pone un segno” si definisce Bergeret, proprio come i segni che ricerca e che ha impresso sulla pietra lavica con il pennello intinto nell’inchiostro durante la sua “escursione”, una chiara dimostrazione della sua ricerca di un dialogo tra la natura e la poesia in cui quest’ultima è un tramite privilegiato e una chiave d’accesso del suo itinerarium di poeta e di uomo nel mondo.

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