In una recente puntata di un noto programma televisivo ("Annozero"), si è parlato del crollo, da poco avvenuto, di alcune mura, della cosiddetta casa dei gladiatori, presso gli scavi di Pompei.
Come abitualmente avviene quando si tratta di tematiche culturali, si è teso a dividere tra "cattivi" e "buoni", tra coloro che non si curano di ciò che è culturale, emblematicamente rappresentati da un allevatore del nord che auspicava che le mura di Pompei venissero usate per costruire dighe ed argini nel nord Italia, che ha recentemente subito un allagamento, e coloro che si curano di ciò che è culturale, emblematicamente rappresentati dai turisti degli scavi pompeiani, costretti ad aggirarsi in un sito che si trova in condizioni penose.
Ora, tale prospettiva nell'affrontare simili questioni è, a mio parere, del tutto distorta. Quei turisti sono infatti colpevoli tanto quanto quell'allevatore, dell'annichilimento di ciò che ha un valore culturale. Entrambi infatti si pongono di fronte a ciò che ha un valore culturale, in un'ottica utilitarista, consumista, e non fa alcuna differenza se si voglia materialmente distruggere ciò che è culturalmente prezioso, al fine di costruire qualcosa di utile, o se si voglia materialmente mantenere ciò che è culturalmente prezioso, al fine di potersene impossessare consumisticamente; in entrambi i casi viene disconosciuto il senso di ciò che è culturale.
La questione essenziale non risiede allora nella distruzione o nella conservazione di un bene culturale: nel vigente orizzonte "(dis)valoriale", anche quando la cultura viene conservata in perfette condizioni, tale perfezione è posta al servizio di logiche utilitariste, commerciali, efficientiste, produttive, consumiste; questo, l'assoggettamento della Cultura a criteri strumentali che le sono estranei, ne determina l'autentico annichilimento.
La via da intraprendere dunque, non è affatto, come abitualmente si dice, quella della scelta di amministratori politici virtuosi, bensì, come abitualmente si tace, quella di un ri-orientamento del nostro paradigma valoriale: la liberazione dall'ideologia occidentale di dominio.
Come abitualmente avviene quando si tratta di tematiche culturali, si è teso a dividere tra "cattivi" e "buoni", tra coloro che non si curano di ciò che è culturale, emblematicamente rappresentati da un allevatore del nord che auspicava che le mura di Pompei venissero usate per costruire dighe ed argini nel nord Italia, che ha recentemente subito un allagamento, e coloro che si curano di ciò che è culturale, emblematicamente rappresentati dai turisti degli scavi pompeiani, costretti ad aggirarsi in un sito che si trova in condizioni penose.
Ora, tale prospettiva nell'affrontare simili questioni è, a mio parere, del tutto distorta. Quei turisti sono infatti colpevoli tanto quanto quell'allevatore, dell'annichilimento di ciò che ha un valore culturale. Entrambi infatti si pongono di fronte a ciò che ha un valore culturale, in un'ottica utilitarista, consumista, e non fa alcuna differenza se si voglia materialmente distruggere ciò che è culturalmente prezioso, al fine di costruire qualcosa di utile, o se si voglia materialmente mantenere ciò che è culturalmente prezioso, al fine di potersene impossessare consumisticamente; in entrambi i casi viene disconosciuto il senso di ciò che è culturale.
La questione essenziale non risiede allora nella distruzione o nella conservazione di un bene culturale: nel vigente orizzonte "(dis)valoriale", anche quando la cultura viene conservata in perfette condizioni, tale perfezione è posta al servizio di logiche utilitariste, commerciali, efficientiste, produttive, consumiste; questo, l'assoggettamento della Cultura a criteri strumentali che le sono estranei, ne determina l'autentico annichilimento.
La via da intraprendere dunque, non è affatto, come abitualmente si dice, quella della scelta di amministratori politici virtuosi, bensì, come abitualmente si tace, quella di un ri-orientamento del nostro paradigma valoriale: la liberazione dall'ideologia occidentale di dominio.
Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore
F. Nietzsche
F. Nietzsche
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pienamente d'accordo
RispondiEliminaDirei che la citazione di Nietzsche sintetizza molto moto bene l'articolo!
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