di Alessia Mocci (isideprussiana@hotmail.it)
Apenghe sorrise, anche lui subito in complicità con il fratello con cui aveva diviso lo stesso grembo, con cui aveva parlato senza parole, quando i loro cuori si erano formati.
Apenghe, il protagonista, sorride al fratello che non vedeva dalla nascita perché separati a causa della diversità di Apenghe. La complicità dei gemelli si manifesta sin dal primo sguardo anche se ben sette anni hanno separato i due.
Apenghe – Il figlio della Luna è un romanzo breve edito dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nel 2008, nella collana”Atlantide”. L’autrice è la poetessa e scrittrice Rosa Mauro, la quale con il suo lavoro poetico ha raggiunto importanti risultati in prestigiose premiazioni. Rosa Mauro è autrice di svariati e variegati volumi: Bora Bora, Magia di un viaggio, Oltre il deserto, Esmeralda Avatar, Katier, C’era una volta in Africa, Imperfetta, La favola della vita, Cantando Marte, Fra fantasia e realtà, La terra dei Canti, Un canto per Giovanni.
Apenghe – Il figlio della Luna consta della prefazione della dott.ssa Carla Mauro, otto capitoli ed un epilogo per un totale di 99 pagine. Non c’è una sola voce narrante bensì tante voci quanti personaggi, ognuno ha qualcosa da dire, ognuno vede la realtà in modo diverso e sente di poter raccontare al lettore la sua vita e le sue impressioni su Apenghe.
Il romanzo breve è ambientato in Africa e racconta di un parto gemellare molto particolare. Eve è incinta e sta per partorire, vede il futuro con un sogno ma non ne parla con le donne che avrebbero dovuto aiutarla nel mettere al mondo i suoi figli. Nascono Nzumbu e Apenghe, gemelli profondamente diversi. Nzumbu viene subito riconosciuto come erede dal padre Ndobo, mentre per Apenghe ci sono delle riserve. Ma perché Apenghe non è simile al gemello?
Il motivo della stranezza che tutti avvertono sta nel fatto che il piccolo ha una particolarità che pochi esseri umani hanno: è figlio della Luna.
Essere figli della Luna significa non poter stare alla luce del Sole e quindi vivere in maniera completamente differente dal resto della famiglia e del villaggio. Eve e Ndobo non possono presentare entrambi i figli alla comunità, portano soltanto il ridente Nzumbu e lasciano Apenghe con la sorella di Eve, Angele. Angele conosce bene il destino del piccolo e decide di adottarlo e di prendersene cura.
Il figlio della Luna così diventa il figlio di Angele. Apenghe cresce conoscendo la verità, ma non gli interessa vedere i suoi veri genitori che così facilmente l’hanno lasciato andare mentre ha qualche curiosità verso il fratello. Ma i due vivono ore del giorno diverse, Apenghe non può stare sotto i raggi solari e la sua vita si svolge la notte, girovaga nella foresta con il buio e la solitudine.
Apenghe non riusciva ancora a perdonare la sua madre naturale e non voleva che Nzumbu gliene parlasse. Ma Nzumbu a volte rubava pensieri e parole del fratello nella sua memoria per poterli poi riferire a lei, quando trovava il coraggio di ascoltarli, soprattutto quando la accompagnava alla fonte.
Dalla notte dell’incontro durante la pesca notturna i due fratelli diventano inseparabili e Nzumbu rinuncia a qualche ora di sonno per poter stare con il fratello, ma i due non riuscivano a parlare della situazione famigliare passata e presente con tranquillità sia per blocchi di Apenghe sia di Nzumbu.
È il classico esempio letterario di reietto che diviene eletto: Apenghe che tutti inizialmente non vogliono vicino diviene con il trascorrere del tempo un personaggio utile alla società e degno di profondo rispetto. Apenghe infatti aveva anche il dono di poter comunicare con la Morte, anch’essa nera come la notte e di poter accompagnare le persone morenti con tranquillità verso la fine di questa vita terrena.
La morte si sbagliava, dopotutto. Lei può evitare di portare con sé il tuo spirito, ma un uomo può comunque decidere di morire dentro. Chiude la porta del suo cuore e pian piano lo spirito indurisce e mummifica, come una foglia secca su un albero. Io lo scopersi in quei giorni, e accolsi quella come unica strada per non soffrire.
(Ricordo che i libri di Rupe Mutevole sono all’interno del circuito Feltrinelli)
Apenghe sorrise, anche lui subito in complicità con il fratello con cui aveva diviso lo stesso grembo, con cui aveva parlato senza parole, quando i loro cuori si erano formati.
Apenghe, il protagonista, sorride al fratello che non vedeva dalla nascita perché separati a causa della diversità di Apenghe. La complicità dei gemelli si manifesta sin dal primo sguardo anche se ben sette anni hanno separato i due.
Apenghe – Il figlio della Luna è un romanzo breve edito dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nel 2008, nella collana”Atlantide”. L’autrice è la poetessa e scrittrice Rosa Mauro, la quale con il suo lavoro poetico ha raggiunto importanti risultati in prestigiose premiazioni. Rosa Mauro è autrice di svariati e variegati volumi: Bora Bora, Magia di un viaggio, Oltre il deserto, Esmeralda Avatar, Katier, C’era una volta in Africa, Imperfetta, La favola della vita, Cantando Marte, Fra fantasia e realtà, La terra dei Canti, Un canto per Giovanni.
Apenghe – Il figlio della Luna consta della prefazione della dott.ssa Carla Mauro, otto capitoli ed un epilogo per un totale di 99 pagine. Non c’è una sola voce narrante bensì tante voci quanti personaggi, ognuno ha qualcosa da dire, ognuno vede la realtà in modo diverso e sente di poter raccontare al lettore la sua vita e le sue impressioni su Apenghe.
Il romanzo breve è ambientato in Africa e racconta di un parto gemellare molto particolare. Eve è incinta e sta per partorire, vede il futuro con un sogno ma non ne parla con le donne che avrebbero dovuto aiutarla nel mettere al mondo i suoi figli. Nascono Nzumbu e Apenghe, gemelli profondamente diversi. Nzumbu viene subito riconosciuto come erede dal padre Ndobo, mentre per Apenghe ci sono delle riserve. Ma perché Apenghe non è simile al gemello?
Il motivo della stranezza che tutti avvertono sta nel fatto che il piccolo ha una particolarità che pochi esseri umani hanno: è figlio della Luna.
Essere figli della Luna significa non poter stare alla luce del Sole e quindi vivere in maniera completamente differente dal resto della famiglia e del villaggio. Eve e Ndobo non possono presentare entrambi i figli alla comunità, portano soltanto il ridente Nzumbu e lasciano Apenghe con la sorella di Eve, Angele. Angele conosce bene il destino del piccolo e decide di adottarlo e di prendersene cura.
Il figlio della Luna così diventa il figlio di Angele. Apenghe cresce conoscendo la verità, ma non gli interessa vedere i suoi veri genitori che così facilmente l’hanno lasciato andare mentre ha qualche curiosità verso il fratello. Ma i due vivono ore del giorno diverse, Apenghe non può stare sotto i raggi solari e la sua vita si svolge la notte, girovaga nella foresta con il buio e la solitudine.
Apenghe non riusciva ancora a perdonare la sua madre naturale e non voleva che Nzumbu gliene parlasse. Ma Nzumbu a volte rubava pensieri e parole del fratello nella sua memoria per poterli poi riferire a lei, quando trovava il coraggio di ascoltarli, soprattutto quando la accompagnava alla fonte.
Dalla notte dell’incontro durante la pesca notturna i due fratelli diventano inseparabili e Nzumbu rinuncia a qualche ora di sonno per poter stare con il fratello, ma i due non riuscivano a parlare della situazione famigliare passata e presente con tranquillità sia per blocchi di Apenghe sia di Nzumbu.
È il classico esempio letterario di reietto che diviene eletto: Apenghe che tutti inizialmente non vogliono vicino diviene con il trascorrere del tempo un personaggio utile alla società e degno di profondo rispetto. Apenghe infatti aveva anche il dono di poter comunicare con la Morte, anch’essa nera come la notte e di poter accompagnare le persone morenti con tranquillità verso la fine di questa vita terrena.
La morte si sbagliava, dopotutto. Lei può evitare di portare con sé il tuo spirito, ma un uomo può comunque decidere di morire dentro. Chiude la porta del suo cuore e pian piano lo spirito indurisce e mummifica, come una foglia secca su un albero. Io lo scopersi in quei giorni, e accolsi quella come unica strada per non soffrire.
(Ricordo che i libri di Rupe Mutevole sono all’interno del circuito Feltrinelli)
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