Peppe Denaro, Vanitas, 2009
(Tecnica mista su medium density, cm 40x50, Palermo, Collezione privata)
Vita e morte si fondono in un unico abbraccio nel dipinto Vanitas di Peppe Denaro, in cui l’immagine si distende in ampie pennellate di colori decisi, come un serena contemplazione dei due opposti dell’esistenza.
Non vi è paura della caducità della condizione dell’uomo, la carne che trapassa non angoscia l’artista che coglie nel monito della morte (memento mori) un invito a riflettere, quasi fosse un inno alla vita, sul binomio indissolubile dell’essere umano: non ci può essere vita senza morte e viceversa.
Il dipinto, di medie dimensioni, affascina per il modo insolito di avvicinare il fruitore alla visione del trapasso, senza fremito o tensione emotiva dilagante, solo un sereno accostamento all’idea di ciò che concluderà il ciclo vitale, in simbiosi col trascorrere della natura che batte il ritmo del tempo che tutto consuma.
Il soggetto della composizione, sembra fluttuare nello sfondo, lasciando l’impressione che la bellezza si trovi in tutto quello che ci circonda: nel tempo che trasfigura la materia e la rende corruttibile. Nel passaggio da uno stato ad un altro, è impresso con forza, simbolicamente, il significato profondo della forma come involucro caduco dell’inalterabile essenza interiore.
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.
dalla morte anabatica di Edvard Munch(elevazione ineluttabile dell'anima nel memento mori) alla morte statica, la fissità che la rende perfetta, concentrica e libera da qualsiasi ossessione mistica.
RispondiEliminaMichele Bussoni.
Una morte "voluttuosa" nella rappresentazione, una morte accettata come parte dell'ordine delle cose, di un equilibrio naturale...
RispondiEliminaMorte e vita, fattori imprescindibili della materia corpo oltre che dell'anima. Si appartengono nella dimensione universale e simbiotica del Creato e "naturalmente" e "ordinatamente" accettate dall'autore.
RispondiEliminaLina Pasca
La morte, come condizione naturale è un concetto molto difficile da assimilare. L'arte è un mezzo efficace per tentare di esorcizzare i timori della condizione precaria dell'essere umano. La morte è il luogo da cui non si fa ritorno, non abbiamo alcuna sperimentazione di una invisibile condizione, seppur naturale.L'equilibrio naturale di cui parla Fabio Vento, come accettazione della fine, non è una triste rassegnazione, ma una elevazione della sfera sensibile.
RispondiEliminabella l'opera ed esaustiva la recensione. ma vorrei sapere se l'opera si inserisce in un percorso ed eventualmente in che punto è collocata, oppure se è un'opera isolata. ed eventualmente sapere qualcosa di piu anche sull'autore, grazie
RispondiEliminaPeppe Denaro è un pittore sicilano di Mazara del Vallo. Il suo dipinto "Vanitas" è legato alla poetica della morte ma non è l'unico, ci sono altri suoi dipinti che trattano la stessa tematica con espressioni differenti.
RispondiEliminaChiara Taormina
Ottima recensione, coglie ed esalta gli aspetti profondi che l'opera trasmette.
RispondiEliminaLa Morte sta alla Vita, come la Notte sta al Giorno. La Morte sta all' Arte, come l' Ossigeno sta alla Vita. Senza la Morte l'Arte non avrebbe di che nutrirsi e perderebbe la sua più intima e profonda aspirazione che è l' Immortalità! Senza la Morte, anche l'Arte sarebbe Noia, così come spesso lo è la Vita! Rosetta Savelli
RispondiEliminaLa morte è uno dei grandi temi che ha impegnato gli artisti di tutti i tempi, ci si interroga sul valore della Vita in relazione al fatto che l'essere umano sia solo una fugace presenza nel ciclo naturale delle cose. Da qui l'aspirazione all'Immortalità, l'uomo, in questo caso l'artista, tenta attraverso l'Arte di far sopravvivere, se non la sua sostamza materiale, almeno il suo nome.La certezza di un tempo finito rende più emozionante la ricerca della gloria.
RispondiEliminaChiara Taormina
Opera interessante su un tema a me caro... personalmente seguo un percorso di lavoro che si basa su una costante riassunzione e rielaborazione di temi e stilemi dell'arte antica - massimamente del Seicento. Una parte dei miei lavori sono visibili sul mio blog (rubrica "Vanité"):
RispondiEliminahttp://skiaartproject.blogspot.com/