martedì 12 gennaio 2010

Karl Mannheim, “Ideologia e utopia”

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Ideologia e utopia è l’opera in cui Karl Mannheim descrive il suo modo di intendere l’evoluzione del genere umano, esponendo la sua “sociologia della conoscenza”. Per l’autore ungherese, che insegnò in Germania (università di Francoforte) e poi, fuggendo dal nazismo, in Inghilterra (università di Londra, London School of Economics ed Institute for Education), l’ideologia e l’utopia, nonostante siano accomunate dall’essere delle Weltanschauungen, delle “visioni del mondo”, differiscono radicalmente nella loro natura: l’ideologia rappresenta il pensiero della classe dominante, essa è quindi tesa alla conservazione della realtà esistente; l’utopia rappresenta il pensiero delle classi dominate, essa è quindi tesa alla trasformazione della realtà esistente.
Ora, quello che Mannheim sostiene è che tutte le visioni del mondo, ideologie o utopie che siano, sono “storiche”, ovvero, variano al variare delle circostanze contingenti; tuttavia, questa considerazione non apre, nel pensiero mannheimiano, la via al relativismo, bensì al relazionismo: «Mentre il relativismo presuppone l’impossibilità di una conoscenza valida in assoluto, la negazione di qualsiasi verità, il relazionismo sostiene che il mettere in luce la relazione che intercorre tra un’idea o una concezione del mondo e il suo contesto storico-sociale non vuol dire invalidarle: vuol dire solo che esse sono valide non in assoluto ma in relazione a tale loro contesto» (Alberto Izzo, Introduzione, p. XXVI); le più rappresentative concezioni del mondo individuate da Mannheim nel XIX e nel XX secolo sono: «1. Il conservatorismo burocratico; 2. Lo storicismo conservatore; 3. Il pensiero borghese liberale-democratico; 4. La concezione socialista-comunista; 5. Il fascismo» (p. 115).
Ideologia e utopia ci ricorda quindi un leit-motiv di tutta la produzione di Mannheim (evidentemente influenzato da autori quali, fra gli altri, Hegel, Marx, Husserl, Weber, Scheler, Lukács): pensiero e realtà, forma mentis e status quo, non possono essere analizzate separatamente e indipendentemente l’una dall’altra, esse si trovano costantemente in una relazione dialettica fra di loro.
(Karl Mannheim, Ideologia e utopia, Il Mulino, pp. 320, € 26,50)

("Periodico Italiano webmagazine", 30/12/2009)

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1 commento:

  1. Considerazioni davvero interessanti su questo scritto di Karl Mannheim utili ad ulteriori riflessioni. “…pensiero e realtà, forma mentis e status quo, non possono essere analizzate separatamente e indipendentemente l’una dall’altra”. È perfetto! Al contrario vorrebbe dire creare una separazione arbitraria tra soggetto e realtà dando luogo alla forma più degenerata della monade: una effettività che vaga senza meta e relazione. Separare pensiero e realtà equivarrebbe, secondo me, a togliere la libertà di esplicitarsi nel proprio essere-quello-che-siamo..

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