domenica 6 dicembre 2009

I “Miserabili” di Paolini

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Senza dei forti contrappesi culturali Economia e Politica non sono in grado di pianificare il nostro futuro

Marco Paolini, Note d’autore, in Jolefilm.it

Racconto del Vajont, Il Milione, Il Sergente, La macchina del capo, sono alcuni dei lavori di Marco Paolini passati sul piccolo schermo, sul quale l’attore, autore e regista bellunese ha recentemente inaugurato una nuova collaborazione con La7, il cui primo frutto è stato Miserabili. Io e Margaret Thatcher.
In questo testo teatrale, scritto insieme ad Andrea Bajani e costruito come un racconto in forma di ballata (con brani dei “Mercanti di Liquore”), Paolini descrive l’invadenza, quasi impalpabile nel suo insinuarsi ma palese nelle sue conseguenze, dell’economia sulle e nelle vite degli italiani a partire dagli anni Ottanta, e che ha fatto sì che oggi l’atto di spendere non sia più proposto come una possibilità, ma come un dovere. Non a caso, il luogo scelto per la rappresentazione televisiva è il molo-container di Taranto, adiacente all’Ilva. Questo luogo è infatti considerabile come una sorta di “metafora concreta” sia dei processi commerciali e consumistici tipici della società contemporanea: il muro di containers, abbattibile solo con la consumazione della merce che vi è dentro, ma subito rigenerantesi, e sostituente l’importanza e il significato del Muro di Berlino, poiché se prima era la politica a disporre della e determinare la vita degli uomini, ora sono i processi economici sovranazionali; sia dell’impatto ambientale che gli stessi processi economici determinano: emblematico l’impianto dell’Ilva.
Mutuando una tradizione tipica del rugby (del quale Paolini è un appassionato), la serata dei Miserabili si chiude con un “terzo tempo” nel quale gli spettatori sono invitati ad analizzare e commentare i temi rappresentati.

("Periodico Italiano webmagazine", 03/12/2009)

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