domenica 5 aprile 2009

Vite pornografiche

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Innanzi tutto dobbiamo intenderci con i termini: cosa significa pornografia? A partire dalla sua etimologia (pòrné, prostituta e graphia, scrittura), la possiamo intendere come un qualsiasi tipo di produzione destinata a suscitare una risposta di carattere sessuale. In quest'ottica non esiste allora nessuna diversità fra una pornografia soft ed una hard (entrambe puntano unicamente a stimolare gli istinti sessuali), la differenza sostanziale risiede invece tra la pornografia tout court e l'erotismo; infatti, mentre la prima ha il suo scopo nella sollecitazione sessuale, il secondo usa gli stimoli sessuali per tendere ad un fine connesso ma esterno alla sessualità stessa.
Ora, la pornografia, così come sopra è stata sommariamente descritta, è un qualcosa di positivo o di negativo? Per rispondere si devono prendere in considerazione i rapporti umani emergenti dalle rappresentazioni pornografiche: in esse il contenuto si esaurisce nella messa in mostra di zone e/o di atti sessuali, indipendentemente dall'identità delle persone coinvolte; lo spettatore assiste allora ad uno spettacolo svolto da persone prive di carattere, di personalità, di pensiero, ovvero, da oggetti, cose, con il rischio (per le menti più labili) di supporre che quelli siano dei veri e propri rapporti umani.
Ma allora come possono essere fondati, in ambito sessuale, degli autentici rapporti umani? E' necessario tenere un atteggiamento di austera seriosità e/o di astensione? No, è però necessario riconoscere l'identità del nostro partner, ossia riconoscerlo come essere umano, diverso da me, ma a me simile, dotato quindi anch'egli di idee, di una personalità, di un suo proprio stile di vita. Da questa prospettiva, il rapporto sessuale non è che una fra le molte possibilità che si hanno per entrare in contatto con l'altro da me, per entrare in un altro mondo ed uscirne sicuramente arricchito grazie all'interazione ed al confronto con un'altra identità; ma attenzione, questo non significa che ad una maggiore quantità di rapporti con persone diverse, corrisponda automaticamente un arricchimento di se stessi, ci sono infatti almeno due ordini di considerazioni da tenere presenti. Innanzi tutto, se ci si approccia all'atto sessuale in maniera autoreferenziale (ad esempio, cercando la soddisfazione unicamente dei nostri desideri fisici e/o il riempimento dei nostri deficit affettivi), e non aprendoci al contatto umano con l'altro, è ovvio che ciò che troveremo sarà solamente un senso di distacco dal prossimo e, quindi, di isolamento (ovvero, esattamente l'opposto di ciò di cui eravamo in cerca; ad ogni modo, poiché, per fortuna, in ogni forma di interazione umana è sempre presente una contaminazione reciproca, bisogna essere in grado di selezionare con cura le persone dalle quali, seppur parzialmente, indirettamente, involontariamente, lasciarsi "inquinare"). Inoltre, non è forse superfluo ricordare come quantità e qualità non siano sinonimi, dunque, se qualcuno ha la fortuna di potersi relazionare con un essere umano per lui altamente significativo emozionalmente, non rimpiangerà certo gli altri rapporti che non avrà, essendo anzi felice di rinunciare alla quantità in luogo della qualità di un'interazione umana che, seppur sempre con la stessa persona, sarà ogni volta diversa, unica e irripetibile, configurandosi come un percorso nel quale, scoprendo sempre di più l'altro, si scopre sempre di più se stesso.
Ora, a modesto avviso di chi scrive, l'uso pornografico dei corpi rappresenta l'esatta negazione di tale identità, il rifiuto dei legami interpersonali, la non accettazione del mettersi in gioco di fronte all'altro, la moderna ed infima versione del platonico "Mito della Caverna".

Erich
Fromm, L'arte d'amare

(…) in molti individui per i quali la solitudine non può essere superata in nessun modo, la ricerca dell’orgasmo sessuale assume una funzione che li rende non molto diversi dagli alcolizzati e dai tossicomani. Diventa un tentativo disperato di sfuggire all’ansia suscitata dalla separazione [solitudine] e il suo risultato è un sempre crescente senso d’isolamento, poiché l’atto sessuale, senza amore, non riempie il baratro che separa due creature umane [anzi, lo amplia], se non in modo assolutamente momentaneo
[chi ha vissuto l'assenza di figure genitoriali di riferimento in età giovanile, spesso] è un debole, ha bisogno di ricevere, di essere protetto, curato (…) Può trovare "madri" in tutti, a volte in donne, e a volte in uomini dotati di autorità e potere.


(«Tabula Rasa», Ottobre 2004, e come Pornografia ed erotismo: quali differenze? Vite pornografiche, in «Filosofia dell'amore erotico», 11/11/2012)

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